Omicidio di via Larga a Bologna, pusher torturato e ucciso: altri due arresti

Tutti stavano scappando. Dopo la convalida uno è libero

Bologna, 17 luglio 2022 - Tutti e tre in fuga da Bologna a Ventimiglia, direzione Francia. Tutti e tre fermati nello stesso momento e ieri finiti davanti al gip di Imperia per la convalida del fermo per omicidio aggravato in concorso. Ma nessuno di loro con quel "grosso tatuaggio sulla schiena" notato da una testimone oculare che li avrebbe visti fuggire dopo l’assassinio di un ventenne marocchino trovato cadavere all’alba di martedì in via Larga. Un omicidio cruento, definito dal gip Massimiliano Botti , un vero e proprio "scempio" con la vittima legata, seviziata, colpita con calci e pugni e poi finita a coltellate.

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Il corpo è stato trovato in uno stabile fatiscente di via Larga al civico 44
Il corpo è stato trovato in uno stabile fatiscente di via Larga al civico 44

"Ma siamo davanti a un’indagine ancora in fase embrionale – chiosa l’avvocato Francesco Fazio, che difende due dei tre indagati con il collega Simone Sabbatini – con indizi ancora deboli dove non si capisce chi ha colpito e che cosa ha fatto esattamente". E mentre Hosni Nafzaoui, 22 anni incensurato, è stato rilasciato in quanto nei suoi confronti non sono stati ravvisati gravi indizi di colpevolezza (difeso dagli avvocati Antonio Gambetti e Francesca D’Onofrio), i presunti complici, Hamza Attia (19) e Mohamed Waz (20, senza fissa dimora), tunisini e gravati da vari precedenti, dopo la convalida del fermo per entrambi è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Tutti e tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

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Il ventenne marocchino, la cui identità precisa resterebbe ancora un mistero per i vari alias con i quali risultano una serie di precedenti per spaccio, è stato ritrovato martedì all’alba in uno stabile abbandonato delle Ferrovie in via Larga 44, zona San Donato, a due passi dal Pilastro . Proprio da qui sarebbero stati visti fuggire i tunisini sporchi di sangue: secondo il racconto di una testimone, allarmata da grida terrificanti, uno di loro, a torso nudo, aveva un grosso tatuaggio sulla schiena. Durante l’udienza di convalida, il giudice ha chiesto ai fermati di alzarsi la maglietta ma nessuno, come hanno spiegato le difese, sulla schiena aveva tatuaggi.

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Poi il ritrovamento della vittima in una pozza di sangue e già senza vita. Subito sono scattate le ricerche dei carabinieri i quali hanno bloccato i fuggitivi a Ventimiglia, arrivati da Bologna a bordo di un treno, diretti – secondo le accuse – verso il confine con la Francia. L’ipotesi è che il movente dell’omicidio resti un regolamento di conti legato al mondo degli stupefacenti. Una ritorsione tra spacciatori di piccolo calibro, che vivevano abusivamente e in condizioni di estremo degrado all’interno dello stabile fatiscente. La vittima aveva sul corpo 15-20 coltellate ("ne hanno fatto uno scempio", per il gip) e non si esclude siano state sferrate da più di una mano. E che oltre ai tre fermati, la ’caccia’ non sia finita. All’appello manca l’uomo con il tatù.

Ipotesi: lite dopo un furto

Una lite da ubriachi, nata per la spartizione dei proventi di un furto. Sarebbero questi, secondo gli inquirenti, i contorni dell'omicidio. La Polizia ferroviaria ha fermato, alla stazione di Ventimiglia, tre giovani tunisini sospettati di essere coinvolti, che stavano scappando in treno in Francia. Il gip di Imperia ha confermato il fermo per due di loro, mentre non lo ha convalidato per un altro, ritenendo gli indizi a suo carico non sufficientemente gravi. Il cadavere del giovane è stato trovato nudo, in una pozza di sangue e con i piedi legati. Sul cadavere erano evidenti i segni di percosse e di numerose ferite di arma da taglio, sia sul viso, sia sul corpo. Nel corso del sopralluogo sono state rilevate delle impronte, rivelatesi poi compatibili con le scarpe dei fermati.

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