Omicidio via Larga Bologna, lite per il bottino di una rapina. Così è morto il ragazzo

Il tunisino Attia Hamza, 19 anni, accusato dell’uccisione di un 25enne, era stato raggiunto da un divieto di dimora

Bologna, 18 luglio 2022 - A marzo scorso Attia Hamza era stato raggiunto da una misura di divieto di dimora in città, a seguito di un’aggressione, culminata in più coltellate, a un uomo. Il diciannovenne tunisino senza fissa dimora non aveva rispettato la misura cautelare disposta dal giudice bolognese ed era rimasto a vivere nel vecchio capannone abbandonato delle Ferrovie, in via Larga dove, stando alla ricostruzione dei carabinieri, martedì avrebbe legato, torturato e ucciso un ‘amico’ marocchino di 25 anni, assieme a due complici connazionali, Hosni Nafzaoui, 22 anni, e Mohamed Waz, 20 anni.

Omicidio via Larga Bologna, i rilievi della scientifica
Omicidio via Larga Bologna, i rilievi della scientifica

I tre erano stati arrestati il giorno dopo la mattanza a Ventimiglia, in procinto di prendere un treno diretto in Francia. E sabato al tribunale di Imperia l’interrogatorio di garanzia per i tre, che non hanno voluto rispondere. Il gip ha convalidato i fermi per il diciannovenne e per il ventenne, mentre non ha convalidato il fermo per Nafzaoui, unico incensurato del terzetto, non ritenendo gli indizi a suo carico sufficientemente gravi. Per gli altri è stata disposta la custodia in carcere: "Gli indagati – ha spiegato il gip nel provvedimento – hanno dato prova di una ferocia belluina nei confronti della vittima, senza limitarsi a provocare le ferite mortali, ma infierendo contro di lei a lungo, in modo da farne scempio (…) Tali elementi escludono il dolo dell’impeto e paiono piuttosto attestare un dolo ad alta intensità".

Una conclusione legata agli esiti del lavoro dei carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche, che ha consentito di ricostruire la scena del crimine: il corpo del giovane marocchino è stato rinvenuto nudo, in una pozza di sangue, con i piedi legati, con evidenti segni di percosse e ferite da arma da taglio, sul corpo e al volto. I rilievi all’interno del capannone hanno consentito di repertare orme di scarpe sul pavimento insanguinato compatibili con quelle indossate all’atto del fermo da Hamza e Waz. Che conoscevano bene la vittima, una vita nello spaccio e innumerevoli alias, con la quale condividevano quella stanza sporca da tempo. I carabinieri hanno ricostruito anche un movente per tanta insensata violenza: una furia scatenata al culmine di una discussione per la spartizione dei proventi di un furto commesso poche ore prima in riviera romagnola, resa feroce dallo stato di ubriachezza in cui i tre si sarebbero trovati. Le circostanze sono tutt’ora al vaglio per la ricerca di riscontri.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro