"Ospedali al limite, tutti rispettino le regole"

L’appello di Roberto Iovine (Ausl): "Numeri più alti di un anno fa. Ogni paziente Covid raddoppia il fabbisogno di personale medico"

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di Marcello Giordano

Più che un grido di aiuto, è un appello al senso di responsabilità e alla presa di coscienza del momento. A farlo è Roberto Iovine, direttore del dipartimento medico dell’Ausl: "Non è ancora chiaro se quello che stiamo vivendo sia una coda della seconda ondata della pandemia o l’inizio della terza. Quello che è certo è che stiamo viaggiando verso i 1.100 ricoveri contemporanei e abbiamo già superato quelli di un anno fa".

A un anno distanza la situazione è peggiorata?

"Sì, è molto peggiore di un anno fa a livello numerico. È arrivata la variante inglese e l’età media dei ricoverati è scesa a 62 anni. Significa che se prima il Covid colpiva e rendeva necessaria l’ospedalizzazione soprattutto per gli ottantenni, ora ci sono anche tanti quarantenni che hanno bisogno di cure. Si parla spesso delle situazioni emergenziali e delle terapie intensive e semi intensive ed è indubbio che i medici in questi reparti siano sottoposti a grande stress. Ma la variante inglese sta creando situazioni di stress anche i dipartimenti di medicina, di cui si parla meno".

Perché?

"Il dipartimento medico dell’Ausl conta più di 250 medici, 20 unità operative sparse negli ospedali dell’area metropolitana per più di 500 letti. Un paziente Covid raddoppia il fabbisogno di personale medico e ad oggi sono circa 300 in quei letti Covid. Perché un medico che lavora all’interno dell’area Covid, non può uscire e fuori deve esserci un medico che fa il resto del lavoro".

Le strutture sanitarie sono al limite?

"Non al limite, grazie al fatto che l’Emilia Romagna ha un sistema sanitario d’eccellenza e la Regione sta facendo un grande lavoro per aumentare ulteriormente la risposta, ma ci siamo vicini".

Vicini quanto, considerati i numeri del contagio di questi ultimi giorni?

"Basti pensare che a San Giovanni, un anno fa, c’erano 48 ricoveri per Covid. Oggi sono il doppio e il personale a disposizione è lo stesso. Medici, infermieri e operatori sanitari stanno facendo un grande sforzo: rinunciano alle ferie, ai recuperi. Fa male sentire che in questo momento c’è chi vorrebbe discutere delle riaperture delle piste da sci e dei ristoranti. Serve consapevolezza del momento e ai cittadini bolognesi dico: rispettate le norme di sicurezza, perché gli ospedali sono vicini a una situazione di grande difficoltà".

Qual è la situazione negli ospedali dell’area metropolitana?

"Posso farvi qualche esempio. Il Sant’Orsola ormai è pieno, al Maggiore, c’è almeno un reparto Covid in 8 degli 11 piani. Bentivoglio è ospedale completamente Covid, il che significa che i reparti di ortopedia, chirurgia, l’unità coronarica e ginecologia sono state chiuse. Bazzano era stato liberato qualche settimana fa ma abbiamo dovuto parzialmente riconvertirlo, così come il Bellaria: neurochirugia è stata spostata al Maggiore. Tutto questo comporta uno sforzo organizzativo e di personale enorme, per poter fronteggiare la pandemia".

E comporta anche il fatto di dover rinviare altre prestazioni mediche?

"È notizia di oggi che anche in ambito privato possono essere ricoverati per chirurgia solo i casi in lista di urgenza e pazienti neoplastici. Negli ospedali pubblici dell’area metropolitana, l’attività chirurgica prosegue solo al Maggiore e a Porretta".

C’è una soluzione che possa fare cambiare le cose in tempi ragionevoli?

"Vaccinarsi, sempre e comunque, perché anche i vaccini che non coprono al 100 per cento fanno sì che l’infezione non si trasformi in polmonite".

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