Gianni Morandi canta Bologna per Papa Francesco

In piazza San Pietro risuonano "Si può dare di più " e "C'era un ragazzo..." ma anche "Piazza Grande" e "Romagna mia". Anche Francesco Guccini all'udienza generale del Papa

Gianni Morandi durante l'udienza di Papa Francesco alle Diocesi di Bologna e Cesena (Ansa)

Gianni Morandi durante l'udienza di Papa Francesco alle Diocesi di Bologna e Cesena (Ansa)

Città del Vaticano, 21 aprile 2018 - Parole e note di un giorno speciale, tra l’esibizione di Gianni Morandi e la presenza di Francesco Guccini. Se i moniti di pace, carità e uguaglianza pronunciati sul sagrato di San Pietro da Papa Francesco e dall’arcivescovo Zuppi hanno fornito il testo, alla musica, davanti al Maestrone di Pavana, ha pensato un eterno Gianni Morandi.

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L’inossidabile artista di Monghidoro, di fronte alle migliaia di persone assiepate all’ombra della cupola di Michelangelo, ha iniziato a pizzicare le corde della chitarra con il consueto sorriso, intonando alcuni suoi grandi classici come “Un mondo d’amore”, “Si può dare di più” e “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”, che ha scatenato battimani e una vera e propria standing ovation. Poi, è arrivato il momento di “Piazza Grande”, fra i maggiori successi del compianto Lucio Dalla, e sul finale, a pochi minuti dall’arrivo di Bergoglio, quello di “Romagna mia”, dedicata ai fedeli della diocesi di Cesena-Sarsina. Il risultato finale, come previsto, è stato un successone, e i 12mila stretti tra le colonne del Bernini sono riusciti a vincere il sonno arretrato e ad arrivare entusiasti all’appuntamento con l’omelia del Santo Padre.

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Nelle prime file, fra le molte autorità invitate, un posto d’onore spettava, però, anche a Guccini, che, pur non avendo in programma alcun concerto, ha onorato l’appuntamento intrattenendosi, al momento dei baciamano di rito, in un breve colloquio col Pontefice. Prima di questo momento, quando Morandi non aveva ancora imbracciato il suo strumento, l’autore di “Auschwitz” e di “Dio è morto” si era poi reso protagonista, a detta di chi gli stava accanto, di un divertente siparietto, quando aveva bonariamente invitato un Gianni troppo loquace a calcare finalmente il palco, con un dialettale “va ban a cantér”. 

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