GIANMARCO
Cronaca

Quell’affetto troppo grande da capire

L'addio di Motta da Bologna lascia la città ferita, tradendo un amore non pienamente compreso. La delusione si mescola alla gratitudine per la Champions, ma il distacco è inevitabile.

Marchini

Ma Motta sul pullman c’era? Per me non c’era. E se c’era, dormiva, sognando un posto lontano da Bologna. E’ stato dietro le quinte come quegli attori che sanno di non rientrare più in scena. Lo sapeva da tempo, ma si è trincerato dietro muri di retorica che ieri sono crollati lasciando macerie di delusione. Certo, lascia anche la squadra in Champions e questo basterebbe a conferirgli un’immunità a vita. Ma Bologna è stata ferita. Perché è città che ama e ti fa sentire a casa: ha piazze grandi per abbracciarti e lunghi portici per ripararti dalla pioggia. Motta a quell’abbraccio si è sempre un po’ sottratto, tradendo l’imbarazzo di chi non si toglie la giacca a una festa perché sa che si fermerà poco. Peccato, la musichetta era appena partita: ci sarebbe stato davvero da divertirsi insieme. Un’estate fa aveva parlato con il Napoli, per poi rifiutare. Stavolta devono essere stati più convincenti per spingerlo a lasciare un amore grande come quello di Bologna. Chissà poi se l’ha capito davvero, questo amore. Forse no. Qua gli chiedevano solo un calcio con il sorriso, altrove gli chiederanno il risultato a tutti i costi, perché in certi posti vincere è l’unica cosa che conta. In bocca al lupo, Motta.