
Una manifestazione contro la violenza di genere
Ravenna, 16 giugno 2024 – “
Quando l’ho saputo, sono rimasto come se mi avessero dato un pugno in faccia, non mi sembrava vero”.Ci sono notti che ti cambiano la vita. E non solo la tua, ma pure quella di chi sta vicino e ti vuole bene. I tuoi genitori insomma. A Chiara, studentessa minorenne di Ravenna, è accaduto il 4 maggio scorso quando pensava di andare a una piccola festa tra amici e si è ritrovata in un locale con una settantina di persone. Il tempo di salutare il padre che l’aveva accompagnata sin lì, qualche drink e poi lo stupro da parte di quel ragazzo che nemmeno conosceva. Ora lui - un neo-maggiorenne ravennate - è indagato per violenza sessuale pluriaggravata: presto il Pm Caterina Sallusti potrebbe interrogarlo. Lei, intanto, a 16 anni appena si ritrova a camminare su una salita ripidissima. La voce narrante di questa storia, è quella dei genitori di Chiara tutelati dall’avvocato Aldo Guerrini. Tutto vero, tranne il nome della ragazzina ovviamente.
Scuote la testa il padre: “Ho preferito non chiederle nulla sui particolari per non imbarazzarla: ho letto il verbale del pronto soccorso e poi ho cercato di cancellarlo dalla mente”.
E allora eccoci proiettati all’indietro fino a quel 4 di maggio, un sabato: “Mi dice: ’stasera ci dobbiamo trovare a casa di un mio amico, posso andare?’ Mi dispiaceva dirle di no, cosa che mi fa sentire tutt’ora in colpa”. Alle 22.30 parte la macchinata con la 16enne e un paio di amiche. “Della festa non parlammo - ricorda la madre - era vestita normalissima, con dei jeans”. “Mia moglie e io eravamo tranquilli, ci fidavamo”, aggiunge il padre.
Chiara tornerà a casa alle 3.30 sull’auto della madre di un’amica: “Aveva pianto ma lì per lì non me ne sono accorto”, ricorda il padre. La madre però la sente parlare a notte fonda al cellulare: si sta confidando con l’ex fidanzatino. E saranno proprio i genitori di quest’ultimo, a loro volta avvisati dal figlio, ad allertare i genitori della 16enne: “Come un pugno in faccia”, continua a ripetere il padre. Il resto si materializza il giorno dopo con la vista al pronto soccorso e l’intervento dei carabinieri per sequestrare gli abiti della 16enne. “Lui è pure riuscito a trovare il suo numero e mandarle un messaggio di questo tenore quando era dalla ginecologa: ’non avevo capito che non volevi sennò mi sarei fermato’. Ma lei - ricorda la madre - era stata esplicita nel dire che non voleva, che sentiva dolore: di fermarsi. Non ci voglio pensare...”.