Bologna, rischio chiusura per il ristorante Diana. "Faremo il possibile per salvarlo"

Parla Stefano Tedeschi, rappresentante dei soci bolognesi “Il ristorante è nella storia di questa città”

Il ristorante Diana, tempio della tradizione gastronomica bolognese

Il ristorante Diana, tempio della tradizione gastronomica bolognese

Bologna, 20 aprile 2018 – «Faremo tutto il possibile perché il Diana continui a esistere, la nostra volontà è rimanere lì. Il ristorante è nella storia di Bologna, è questo il concetto di fondo. Il Diana per Bologna e Bologna per il Diana: è questo il punto, parliamo di un tutt’uno». Insomma, nessuno vuole chiudere il Diana. E nessuno vorrebbe spostare il Diana da quell’angolo sul quale poggia tutto il centro della fosca e turrita Bologna, storica appunto come se il canto fosse di Carducci, oppure di Dalla, il romanzo della città porta pagine fondamentali lì all’angolo tra via Indipendenza e via Volturno.

A parlare è Stefano Tedeschi, rappresentante della famiglia Galletti che in società con lo storico maitre di sala Eros Palmirani gestisce il ristorante. Ieri l’incontro, positivo, tra Tedeschi e l’assessore al Commercio, Alberto Aitini. Perché? I muri del ristorante appartengono a due proprietari: la ‘fazione’ milanese – che gestisce la parte del locale che dà su via Indipendenza – non ha, a oggi, l’intenzione di rinnovare il contratto al locale. Per questo i gestori del Diana – che pagano tra l’altro un affitto importante ai proprietari bolognesi, che ‘affacciano’ su via Volturno – stanno cercando in questi giorni di arrivare a un accordo. La priorità sarebbe quella di rimanere nell’alcova di sempre. Come? Ecco lo scenario.

L’ipotesi più percorribile è quella che in sostanza accontenterebbe tutti. Il Diana si ‘accorcerebbe’, sviluppandosi praticamente solo nella parte oggi posteriore, quella con entrata su via Volturno. Occorrerebbero dei lavori per dividere il fronte dal retro, per staccare fisicamente la proprietà bolognese da quella milanese. Quest’ultima parrebbe intenzionata ad andare avanti con il suo progetto, che prevederebbe un’attività diversa all’interno del locale (forse un negozio di abbigliamento). Da una sostanziale ‘buonuscita’ che liquiderebbero i milanesi – tutta da vedere, visto che a oggi è fissata un’esecuzione nel 2020 – potrebbero in soldoni anche venire fuori i denari per rifare il Diana, rimodellandolo e salvando anche il dehors di via Volturno. La cucina – che già fa parte della proprietà bolognese – potrebbe essere spostata per salvare più coperti possibili.

Ma se dovesse saltare quest’ipotesi? Allora Palmirani e Tedeschi dovrebbero guardarsi attorno. Cosa che hanno già fatto, ma lo spostamento potrebbe riguardare pochi metri, la stessa via Volturno o via Righi. O potrebbero espandersi su un locale sfitto lì di fianco. Il piano B attualmente, e di chiusura definitiva oggi non se ne parla. Il Comune monitora con attenzione, intanto il carrello dei bolliti sfreccia ancora: Tedeschi incontrerà i proprietari dei muri il 25 aprile.

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