Rita Moriconi e il sex toy, l'ex dello staff: "Comprato per lo scherzo a un amico"

Rosario Genovese ha lavorato con la consigliera dal 2010 al 2013: oggi è andato in Procura per rendere dichiarazioni spontanee ai pm che però erano impegnati. "La consigliera non poteva saperlo" VIDEO Moriconi: "Non c'entro, querelo tutti" / Pariani: "Non c'è la fattura del sex toy"

Rita Moriconi

Rita Moriconi

Bologna, 12 novembre 2014 - E' un ex collaboratore di Rita Moriconi, Rosario Genovese ad aver fatto l'ormai famoso acquisto in un sexy shop di Reggio Emilia nel novembre 2010, mettendo poi lo scontrino tra i rimborsi come spese effettuate dalla consigliera regionale socialista in quota Pd. Moriconi, indagata con altri 40 colleghi (piu' una collaboratrice del gruppo misto) per peculato nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Bologna per le spese dei gruppi consiliari, era finita nell'occhio del ciclone perche' tra gli scontrini messi a rimborso risultava anche shopping per circa 80 euro in un negozio di gadget erotici.

La consigliera Pd ha sempre negato di avere anche mai solo messo piede in un sexy shop: a quel punto- e l'eventualita' si e' fatta largo gia' ieri- l'unica spiegazione era che potesse essere stato un acquisto effettuato da un componente del suo staff. Genovese ha lavorato con Moriconi dal 2010 al 2013: oggi e' andato in Procura per rendere dichiarazioni spontanee ai pm titolari dell'indagine (Morena Plazzi e Antonella Scandellari, con la supervisione del procuratore capo Roberto Alfonso e del suo vice Valter Giovannini), che pero' erano impegnati e che dunque probabilmente lo convocheranno nei prossimi giorni. L'uomo avrebbe usato il proprio bancomat personale per l'acquisto.

Nel pomeriggio, è poi arrivata la nota stampa di Genovese, in cui spiega l'acquisto del giocattolo erotico: 

"Questa mattina, mercoledì 12 novembre mi sono recato presso la Procura della Repubblica di Bologna, per rilasciare una dichiarazione spontanea ai magistrati che seguono indagine sulle spese dei consiglieri regionali dell’Emilia Romagna per chiarire una determinata spesa contestata alla consigliera regionale Rita Moriconi, ovvero il suo presunto acquisto di materiale presso un sexy shop di Reggio Emilia su cui tanto si è parlato e che ha messo in cattiva luce la reputazione della stessa. Purtroppo la dichiarazione non l’ho potuta effettuare perché i magistrati competenti, non avendo io avvertito della mia intenzione, erano impegnati in altre attività, quindi spero di essere sentito il più presto possibile per chiarire. Lo  scontrino di cui si parla è stato pagato con il mio bancomat, sono io che ho effettuato quella spesaper me. Sono quindi a fare questa dichiarazione perché ho rispetto della consigliera Rita Moriconi, ho rispetto delle istituzioni tutte, oltre che grande rispetto della magistratura che fa il suo compito che la legge gli affida.

Nel merito dello scontrino incriminato posso affermare, come confermerò alla magistratura quando sarò chiamato, che la spesa è una spesa mia personale fatta per acquistare oggetti atti al confezionamento di un regalo-scherzo per un amico che di li a poco avrebbe compiuto gli anni, quindi non riferibile a una spesa che io possa avere fatto mentre ero in missione o per attività legate alla mia attività di collaboratore del gruppo consigliare PD e della stessa consigliera Moriconi. La mia attività di collaboratore del  gruppo mi ha portato a sostenere delle spese inerenti alle missioni e compiti affidatimi che io presentavo con relativi scontrini per richiesta di rimborso. Ho commesso il grave, gravissimo, errore in quel frangente, che mi ha visto predisporre le pezze giustificative delle richieste di rimborso relative all'attività della consigliera Rita Moriconi, che affiancavo in quel periodo, di non accorgermi che incautamente e non volutamente anche lo scontrino incriminato era rimasto in quelli presentati. Sono certo di avere commesso un errore materiale, in quanto, mai e poi mai avrei chiesto un rimborso per una spesa personale e soprattutto riferibile a materiale di quel tipo, certo è che quanto avvenuto, visto he è stato erroneamente presentato, non poteva saperlo la consigliera Moriconi. Infine, ribadirò quanto sopra specificato alla magistratura, in quanto credo che quando si  commette un errore sia corretto ammetterlo e spiegare cosa e successo, ho fiducia nella magistratura, spero si possa appurare che è stato un errore materiale, non intenzionale ed attenderò con fiducia cosa la magistratura deciderà in merito".

 

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