Sale piene per Bernal e Messina: "Una storia di corpi e di amore"

Il Bologna Day di Gael Garcia Bernal ha attirato folle di fan curiosi. L'attore messicano ha parlato del suo nuovo film e del suo legame con il cinema italiano, sottolineando l'importanza della storia d'amore nel suo lavoro.

Sale piene per Bernal e Messina: "Una storia di corpi e di amore"

Sale piene per Bernal e Messina: "Una storia di corpi e di amore"

Sale piene ieri per il Bologna Day di Gael Garcia Bernal. Che, dall’ultima volta che venne in città per il Biografilm 2016, è diventato un brizzolato quarantacinquenne con occhiali tondi. All’ora di pranzo un saluto al Modernissimo e all’aperitivo all’Odeon dove un pubblico scoppiettante e curioso attendeva la star messicana, protagonista di ’Another End’ di Piero Messina, regista che sta dimostrando come anche in Italia si possa lavorare a film originali. è Roy Menarini a chiedere al regista l’origine del film: "Lessi un libro di fantascienza anni fa in cui si parlava di persone che interpretano i ruoli di gente defunta, ma ho voluto declinare il soggetto in una storia d’amore: volevo parlare dello stare insieme, raccontando una storia per stratificazioni, partendo dalla fantascienza e passando alla storia d’amore". Bernal, che ha lavorato con registi come Pedro Almodóvar, Michel Gondry, Alfonso Cuarón, James Marsh, Pablo Larraín e Alejandro González Iñárritu, ha detto di sì a Messina perché "mi ha interessato moltissimo questa controversia filosofica su cosa è il corpo, che solitamente si pensi si stacchi dall’anima. Il soggetto mi ha affascinato e poi era bello venire in Italia a girare e con Piero si è instaurato un bel rapporto". E poi, svelando la sua irresistibile simpatia: "Le macchine da presa di oggi hanno una sensibilità tale che giravamo spesso al buio e ad un certo punto ho detto a Piero che non vedevo un c*..., ma vedrete che sullo schermo è tutta un’altra cosa".

E sul cinema italiano: "Essendo cresciuto in Messico il primo contatto è stato col cinema americano. Quello italiano, invece, l’ho scoperto adolescente, come il neorealismo che secondo me parlavano del luogo dove vivevo... ho sempre sentito un legame biologico col vostro cinema".

Benedetta Cucci