Salvini querelato per la citofonata al Pilastro di Bologna

Dopo la denuncia dei due residenti (poi in manette per spaccio) per diffamazione. La Procura: archiviare. Presentata opposizione

Bologna: Matteo Salvini e la citofonata al Pilastro

Bologna: Matteo Salvini e la citofonata al Pilastro

Bologna, 30 marzo 2021 - Ricordate la citofonata al Pilastro dello "scusi, lei spaccia?", fatta dal leader leghista Matteo Salvini a una famiglia residente? Una vicenda che, andata in scena oltre un anno fa, provocò un terremoto di polemiche e reazioni, sfociata poi – notizia trapelata solo nelle ultime ore – in un’inchiesta per diffamazione che vede indagato lo stesso senatore, per il quale la Procura ora però chiede l’archiviazione.

Eravamo in piena battaglia elettorale e da quel giorno i colpi di scena, attorno alla scampanellata, non sono certo mancati, a partire dall’arresto – esattamente un anno dopo – dei coniugi residenti nell’appartamento scelto da Salvini. Per spaccio.  

"Lei spaccia?". Ventuno gennaio 2020, piena campagna elettorale per le Regionali: da una parte Stefano Bonaccini, dall’altra Lucia Borgonzoni. In città torna Matteo Salvini per dar man forte alla sua candidata e quel giorno sceglie il Pilastro per incontrare i suoi elettori. Qui, accompagnato da una residente (che si trovò, l’indomani, il vetro dell’auto in frantumi), l’ex ministro finisce davanti a uno dei palazzoni di via Grazia Deledda e citofona a una famiglia assegnataria di una casa Acer, lui tunisino di 58 anni, lei di origini svizzere di 58. Risponde il figlio, 17 anni: "Mi dicono che in questa casa si spaccia. Scusi, lei spaccia?". Finimondo. 

"Noi diffamati". Quel blitz, infatti, solleva in pochi minuti sdegno e contestazione, e la famiglia presa di mira reagisce: "Noi, infangati in mondovisione". E querela. Con la Procura che iscrive sul registro degli indagati lo stesso Salvini. Ma la storia, si sa, è fatta di corsi e ricorsi. E pure di colpi di scena inaspettati. Come quello che arriverà, con la precisione di un orologio svizzero, a un anno dalla citofonata, con la coppia che finisce in manette per quello stesso reato che aveva definito tanto infamante. Nell’appartamento dei due, infatti, i carabinieri della Bologna Centro troveranno quasi mezzo chilo di droga, proiettili, soldi falsi e pure un taser. Per la precisione: 380 grammi di hashish, 170 di marijuana e 13 di cocaina, poi bilancini di precisione e materiale per il confezionamento delle dosi. Manette per droga, denuncia per possesso di armi e soldi falsi. Dopo settimane agli arresti domiciliari, da pochi giorni sono tornati in libertà. 

"Archiviare". E l’inchiesta su Salvini? Il pubblico ministero Flavio Lazzarini ha chiesto l’archiviazione, con l’avvocato Filomena Chiarelli, però, che ha impugnato l’atto ed è in attesa della fissazione dell’udienza per discutere l’opposizione. Chi, invece, rimanda al mittente l’addebito di diffamazione è l’avvocato Claudia Eccher per il leader del Carroccio: "Attendo di accedere al fascicolo e leggere tutti gli atti – spiega –, al momento posso cercare di ipotizzare le ragioni che hanno portato il pubblico ministero a chiedere l’archiviazione del fatto che è per questa difesa scriminato. Quand’anche, soggettivamente, la condotta sia stata ritenuta lesiva dell’onore del querelante, la causale dell’intervento era propriamente politica". Insomma, niente più che una 'critica', in vista di un appuntamento elettorale, "della gestione dell’ordine pubblico in una zona in cui, per fatto notorio, sarebbe risultato possibile procurarsi diverse sostanze. E la spettacolarizzazione dell’evento – chiude – è in evidente sintonia con le modalità di svolgimento dell’attività politica nei tempi attuali".  

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