
Del nodo di Bologna si dibatte da 30 anni, ma anche l’ultimo progetto, il Passante di Mezzo, è fermo al lotto zero
Bologna, 7 giugno 2025 – Passante di Mezzo, a Sud, a Nord, di Sotto. Oppure unire le corsie di tangenziale e autostrada. Del nodo di Bologna si dibatte da 30 anni, ma anche l’ultimo progetto, il Passante di Mezzo, è fermo al lotto zero. Da qui, è ripartito il dibattito che abbiamo ospitato sul nostro giornale.
La deputata Pd emiliana Paola De Micheli, ex ministra delle Infrastrutture dal 2019 al 2021, durante il governo giallo-rosso presieduto da Giuseppe Conte, parte da una convinzione: "Il Passante si farà. È inimmaginabile non realizzare un’opera che serve a tutto il Paese".
Da ministra nel 2019 firmò l’intesa sul Passante di Mezzo, dando il via alla Conferenza dei servizi e al progetto. Stupita dello stallo dopo 6 anni?
"No. Ci sono stati diversi fattori ’esterni’ che hanno cambiato tutto. Intanto il disastro del ponte Morandi, che portò all’acquisizione di Autostrade per l’italia da parte di una cordata composta da Cassa depositi e prestiti e i fondi Blackstone e Macquarie. Un accordo che risale al 2020 e che ha portato con sé anche la definizione del Pef, il Piano economico finanziario che andava ridefinito. Poi, nel 2020, abbiamo avuto la tragedia del Covid, in seguito l’aumento dell’inflazione, quindi il conflitto in Ucraina, con i costi energetici e dei materiali aumentati moltissimo e con loro anche i costi del Passante".
Quando era al Mit in quanto era stato quantificato il costo dell’opera?
"Poco più di 700 milioni, ora siamo attorno ai tre. I costi sono più che quadruplicati".
Mancano le risorse...
"Manca la definizione del Piano economico finanziario, perché l’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) ha introdotto un nuovo modello di calcolo dei pedaggi. Ergo, quando Aspi ridefinirà il Pef (oggi scaduto, ndr) che include tutti gli investimenti che realizzerà Autostrade, si dovrà definire la tariffa. Gli investimenti dei concessionari autostradali sono pagati dalle tariffe. Il nuovo modello di calcolo, però, è oggetto di ricorsi, al Tar e in seguito Consiglio di Stato. Quindi prima di definire il piano di investimenti e le tariffe è necessario capire quale modello (quello precedente o quello nuovo di Art) si dovrà applicare".
Quindi dipende tutto dalle nuove tariffe autostradali?
"Il modello che si applica è dirimente per i futuri investimenti di tutti i concessionari autostradali. Una volta, quindi, che Tar e Consiglio di Stato decideranno se si applicherà il vecchio sistema tariffario o quello nuovo, sapremo con quali parametri economici si finanzierà il piano di infrastrutture che comprenderà anche il progetto del Passante".
Teme che la ’sua’ opera possa venire stravolta?
"Dalle relazioni che ho mantenuto nel settore delle infrastrutture e dei trasporti mi risulta che sia le istituzioni locali e nazionali sia Aspi siano consapevoli della necessità del Passante. Senza si rischia di abbassare la qualità della vita di chi è costretto a usare auto e camion. Per questo, alla fine, non sarà la politica a decidere quale tracciato sarà il migliore...".
Che cosa intende?
"Il progetto migliore non lo deciderà il ministro di turno ma emergerà da un insieme di fattori: i flussi di trasporto (serve una nuova analisi, perché in 5/6 anni tutto cambia); i costi dei materiali; la scelta delle opere compensative; l’impatto ambientale. Chiarita la questione tariffe, si ripartirà da questi 4 punti".
Qual è il progetto migliore?
"Non ho gli elementi per esprimere una valutazione rispetto ai quattro criteri che ho citato".
C’è chi sospetta che Salvini, ministro leghista, possa privilegiare opere nelle zone governate dal centrodestra...
"Farebbe fatica, in Italia il 70% dei sindaci è di centrosinistra! Un ministro può modificare scelte su piccole opere, ma il Passante non è una priorità locale, deve e dovrà essere una priorità anche per il ministro".