Una tragedia dimenticata. Un sacrificio, quello dei nostri 12 ragazzi, che in Italia è sconosciuto a quasi tutti. Per questo da 34 anni come familiari ci battiamo per dare voce alle vittime di stragi come quella del Salvemini di Casalecchio del 6 dicembre 1990". Quello di Roberto Alutto è un grido di dolore altissimo, ma ieri mattina nell’aula magna del Salvemini a Casalecchio, dove è stato commemorato il trentaquattresimo anniversario della strage di questa scuola, lo ha pronunciato con il suo solito tono pacato, lo stesso che ha mantenuto da quel giorno, quando non vide più tornare da scuola Deborah.
Sua figlia, falciata da un aereo dell’Aeronautica militare che, andato in avaria durante un’esercitazione, cadendo si infilò nella finestra dell’aula della 2° A Periti della succursale di via del Fanciullo a Casalecchio di Reno, dove stava seguendo la lezione di tedesco. Con lei morirono anche Laura Armaroli, Sara Baroncini, Laura Corazza, Tiziana De Leo, Antonella Ferrari, Alessandra Gennari, Dario Lucchini, Elisabetta Patrizi, Elena Righetti, Carmen Schirinzi e Alessandra Venturi. Si salvarono solo i compagni di classe Federica Regazzi, Milena Gabusi, Federica Tacconi e Daniele Berti. E l’insegnante Cristina Germani.
Più di 80 tra studenti, insegnanti e personale della scuola riportarono ferite gravissime nel tentativo di sottrarsi alle fiamme dell’incendio provocato dallo scoppio dell’aereo. "Accanto ad ogni vittima del Salvemini – ha ricordato Fausta Labidonisia, la dirigente che da settembre ha preso il posto di Carlo Braga – c’è il posto per tante persone che con questa tragedia hanno maturato un alto senso di identificazione. Tanti ex studenti della nostra scuola ci vengono ancora a trovare. Una grande occasione per gli attuali studenti per guardare al futuro".
E la classe 1.a T (turismo) del Salvemini, coordinata dall’insegnata Chiara Casoni, è stata protagonista dello svelamento del manifesto disegnato dall’illustratore Massimo Caccia, collaboratore del Corriere della Sera.
Aula della Memoria in via del Fanciullo gremitissima alle 10,33 (l’ora in cui cadde l’aereo sul Salvemini) di autorità, ex amministratori, ex studenti e docenti del Salvemini, gente comune. Nessuno ha rinunciato a portare una gerbera bianca dove l’areo portò solo morte, distruzione e dolore. Un gesto intenso, accompagnato da tanta commozione e dalle note dolenti dell’arpa di Alex Mosconi.
"Anche da nonno – ha raccontato Vittorio Gennari, padre di Alessandra, una delle 12 vittime – venire qui è sempre una brutta sensazione. Ma diventa bella quando vedi le decine di persone che si rivolgono alla nostra associazione dei familiari delle vittime per tanti problemi, tante necessità. È vero che la nostra sembra una strage dimenticata, ma come ha ricordato Alutto ancora oggi ci sono libri, film, podcast e anche tesi di laurea che si scrivono sulla strage del Salvemini".