Bologna, lista d'attesa troppo lunga. Moglie dona un rene al marito

La decisione dopo oltre un anno di dialisi. L'intervento sarà al Sant'Orsola

Mario Esposito e la moglie Antonella Balducelli

Mario Esposito e la moglie Antonella Balducelli

Bologna, 3 aprile 2018 - "La lista d’attesa per il trapianto è troppo lunga, non si sa quando potrò essere chiamato. Così mia moglie ha deciso: mi donerà un rene e mi salverà dalla dialisi". Mario Esposito, 49 anni, in dialisi da oltre un anno, parla con parole semplici di un grande gesto d’amore e di generosità che gli cambierà la vita. I trapianti di rene da vivente lo scorso anno sono stati 21 in Emilia-Romagna, 160 quelli da cadavere.

"Se sono sorpreso? No – risponde – perché ho sempre saputo che Antonella si sarebbe offerta. L’ha detto subito, quando, a causa della policisti, mi sono stati tolti entrambi i reni. Abbiamo fatto insieme un lungo percorso e il giorno del trapianto non dovrebbe essere lontano. Ora tre volte alla settimana vado al Sant’Orsola per la dialisi, nel reparto della dottoressa Elena Mancini. Vivo a Zola Predosa e all’inizio andavo in ospedale in ambulanza, poi aspettavo sempre per il trasporto e allora, visto che riesco a guidare la macchina, preferisco essere indipendente". Ma il trattamento che ‘ripulisce’ il sangue, della durata di circa quattro ore a seduta, non è certo una passeggiata e così è nata l’idea della donazione.

Antonella Balducelli, 50 anni, impiegata comunale, è pronta a entrare in sala operatoria e a rinunciare a un rene. "Lo faccio perché alcune malattie – spiega la donna – come quella di mio marito, tolgono la tranquillità familiare. E noi abbiamo due figli. Vedere mio marito stare male è pesante per tutti. Se ho paura? No. Al Sant’Orsola siamo seguiti da professionisti. Sono stata informata di tutto quello a cui andrò incontro e ho affrontato anche una seduta con uno psichiatra. L’intervento non è così pericoloso – precisa – anche se all’inizio i miei genitori si sono preoccupati. Ma dopo, quando ho potuto spiegare tutto, hanno compreso. E lo stesso atteggiamento hanno avuto le mie sorelle. Raccontiamo la nostra storia per invogliare altre persone a seguire la nostra strada e aiutare chi soffre".

Prima di arrivare al centro trapianti, la donatrice si è lasciata alle spalle un anno di esami. "Sono stata sottoposta a ogni genere di esami, sangue, radiografie, Tac, visite di ogni genere, persino controlli ginecologici – ricorda Antonella – perché i medici dovevano accertarsi del mio stato di salute. Abbiamo solo un’incompatibilità per il gruppo sanguigno, ma sarà superata dalle terapie a cui si sottoporrà mio marito".

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