
Elena Ugolini, bolognese, rettrice delle Scuole Malpighi e ora capogruppo in Regione della lista ‘Rete Civica’, dopo l’accordo con Mastacchi (Schicchi)
Ugolini, la questione capogruppo di ‘Rete civica’ ha tenuto banco fino alla decisione di ‘spezzare’ il mandato, dividendo la carica con Marco Mastacchi. Un’intesa difficile?
"Le difficoltà sono nate perché non si era mai presentata una situazione simile in Regione: un candidato civico alla presidenza arrivato secondo. Dovevamo trovare un accordo e abbiamo scelto questa strada". Elena Ugolini, ex candidata sostenuta dal centrodestra alle Regionali, risponde con il sorriso nel primo giorno dell’anno, raccontando le questioni che l’hanno portata a diventare capogruppo.
Una scelta condivisa?
"Era giusto dare peso ai voti da me ottenuti come candidato di tutta la coalizione e nella lista civica, per cui sono arrivati 55.000 voti su 77.000 (il 71,65%, ndr) senza l’indicazione di preferenze per i candidati. Volevamo capire quale fosse la decisione migliore per dare peso al mio risultato e valorizzare allo stesso tempo l’esperienza di Mastacchi sul territorio".
Ora cosa succede?
"Essere capogruppo significa rappresentarlo in Assemblea, ma anche continuare a essere garante del programma per gli elettori".
Da metà mandato in poi, per lei, cambierà qualcosa?
"In politica due anni e mezzo sono un’era geologica: adesso cerchiamo di impostare bene il lavoro, poi si vedrà".
Come valuta l’inizio di de Pascale da governatore, invece?
"Continuo a vedere la stessa narrativa su priorità come sanità e dissesto idrogeologico".
Quale tipo di narrativa?
"Arrogante. Se le cose vanno bene è merito della Regione, quando vanno male è colpa del Governo e del fatto che mancano i fondi. Sembra difficile ammettere di sbagliare".
A cosa si riferisce?
"Ho sentito quanto detto da de Pascale dopo i sopralluoghi sul Montone e al Farneto. Durante la campagna elettorale ho visitato questi posti e ho sottolineato un’incuria lunga 30 anni. Lui ha sempre risposto: ci vogliono più soldi, senza mai ammettere la mancanza di cura di cui era responsabile la Regione. Solo oggi si è reso conto di come gli alvei dei fiumi siano pieni di tronchi? Non capisco perché il cambio di schema debba sempre venire al di fuori della Regione: se è necessario pulire ora gli alvei, lo era anche prima del voto. Le cose si potevano fare meglio".
Come valuta la nomina del nuovo commissario, Curcio?
"È un tecnico capace, è stato capo della Protezione civile a livello nazionale, ha seguito il terremoto in Emilia. È chiaro che dovrà circondarsi di una squadra di tecnici che sappiano controllare come vengono spesi i soldi e realizzate le opere. Su questo occorre un cambio di passo. Solo un esempio: a Traversara (Ravenna, ndr) sono stati fatti gli stessi lavori tre volte".
Altri aspetti la preoccupano?
"De Pascale ripete che non sono arrivati i soldi per la ricostruzione, eppure il generale Figliuolo ha ricordato come siano stati stanziati 4,7 miliardi. Dove sta la verità? Non si possono confondere sempre le acque. Ora dice che il Governo, nominando Curcio, ha fatto ciò che lui chiedeva e continua a sostenere che serve un cambio di passo: il primo penso sia quello di capire che cosa non è andato in Regione. Il peggior problema è non ammettere di averne".
Poi?
"Mi preoccupa che nella Giunta le deleghe sul territorio siano ‘spezzettate’: il presidente dialogherà con il commissario, poi c’è Priolo assessore all’Ambiente, Baruffi assessore alla Montagna, Allegni alla Forestazione. C’è il rischio di complicare, invece che di semplificare".
Sulla Sanità, infine?
"Anche qui la retorica è la stessa: servono più risorse dal governo perché abbiamo speso più di quanto possibile. Ma come sono stati spesi i soldi? L’esempio dei Cau è emblematico: perché la Federazione dei medici di medicina generale, non ha rinnovato la convenzione? Occorre un ragionamento diverso, senza parlare di razionalizzazione, ma di una nuova visione e di efficacia della spesa".