Urbanistica Bologna, da negozi ad appartamenti: in 13 anni aumento del 680%

Gli immobili trasformati in alloggi toccano quota 1.319 nel 2021. L’architetto Rocchi: "Interventi che abbassano la qualità insediativa"

Urbanistica in evoluzione: sempre più negozi trasformati in appartamenti (FotoSchicchi)

Urbanistica in evoluzione: sempre più negozi trasformati in appartamenti (FotoSchicchi)

Bologna, 28 settembre 2021 - Alzi la mano chi ha notato, nel proprio quartiere, sorgere al posto di un esercizio commerciale un nuovo appartamento? Questa tendenza urbana sta spopolando, con una crescita del 680% negli ultimi 13 anni. Fino al 2008 solo 168 unità immobiliari erano state trasformate da negozi (o garage) in mini alloggi, mentre al 31 agosto 2021 si tocca quota 1.319. Una escalation venuta a galla grazie al lavoro di mapping collaborativo coordinato dall’architetto Piergiorgio Rocchi.

"Questi interventi edilizi contribuiscono non poco all’abbassamento della qualità insediativa urbana, creano fabbisogno di parcheggi e non generano un metro quadro di standard: ecco perché ho definito questo fenomeno preoccupante, la degenerazione urbana – spiega l’urbanista Rocchi –. La qualità urbana cala perché in zone spesso già ad alta densità abitativa si vanno a inserire decine e decine di mini alloggi senza parcheggi, senza verde, che vanno a pesare sul sistema dei servizi spesso già carente o sottodotato. Il Comune avrebbe dovuto fermare questa degenerazione già da tempo", analizza l’esperto di pianificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica.

Entrando nel dettaglio delle zone della città, il quartiere maggiormente coinvolto è Porto-Saragozza, con una crescita del 1.420% in tredici anni (da 22 a 335 alloggi ‘rigenerati’). Al secondo posto c’è Savena, con un +830% (da 13 a 122), poi Santo Stefano con un salto del 710% (da 19 a 154), Navile e Borgo Panigale-Reno pari merito con un +560% e, infine, San Donato-San Vitale con una crescita del 440% (da 43 a 235). La ricerca coinvolge quegli alloggi ai piani terra in cui il Comune ha concesso un cambio d’uso da commerciale a residenza, con superfici utili minime. La crisi economica mondiale e l’esplosione di Airbnb hanno portato a queste conseguenze, con un evidente problematica: non tutti i piani terra sono ambienti studiati per essere vissuti 24 ore su 24. La mancanza di aria, luce e altre caratteristiche base per le abitazioni spesso fanno produrre muffe e condense che portano a conflitti legali tra nuova e vecchia proprietà.  

All’interno di questa mappatura cittadina, il team coordinato da Rocchi grazie alla collaborazione di Planimetrie culturali asp, ha anche realizzato il censimento di quelle aree, edifici, alloggi considerati vuoti e quindi inutilizzati: si tratta di 547 unità, di cui due terzi di proprietà privata. Il quartiere con più vuoti urbani è il Navile (132), che ne conta un quarto di tutta Bologna, seguito da San Donato-San Vitale col 17,4% (95), poi Borgo Panigale-Reno col 15% (82), Porto-Saragozza col 14,8% (81), Santo Stefano al 9,5% e Savena al 4,9%. I Comuni della cintura si attestano al 14,3% con 78 strutture fantasma.

"Queste mappature dimostrano come a Bologna serva investire in politiche di riqualificazione del patrimonio urbanistico – spiega Francesco Gentilini, candidato al quartiere Santo Stefano con Coalizione civica per Bologna –. Anche in Santo Stefano, il quartiere più benestante della città, si vede come, da un lato, il commercio di prossimità stia lent amente sparendo, lasciando il passo ad abitazioni di bassa qualità e a strade sempre meno vive e, dall’altro, ci sarebbe la possibilità di impiegare questi vuoti urbani per ricavare alloggi per edilizia residenziale pubblica e spazi di socialità ed erogazione di servizi per la cittadinanza. Il tutto, senza ricorrere a nuove cementificazioni".

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