Bologna, violenza sessuale su una paziente: tecnico di radiologia incastrato dal Dna

La ragazza, in fuga dopo l'abuso, incontra un'infermiera che chiama i carabinieri. L'uomo prima nega tutto, ma dopo il test è costretto ad ammettere

Uno studio di radiologia, foto generica

Uno studio di radiologia, foto generica

Bologna, 8 giugno 2022 - Abusa sessualmente di una paziente ma viene incastrato dal Dna. L'ennesima, brutta storia di violenza contro le donne viene da un laboratorio della provincia di Bologna, dove è avvenuto l'abuso: con l'accusa di violenza sessuale i carabinieri hanno denunciato  un tecnico di radiologia, incensurato, di anni 49, residente a Bologna.

La violenza in radiologia

I fatti hanno dell'incredibile: siamo nel mese di marzo, una giovane sportiva si rivolge a una struttura sanitaria polispecialistica situata in provincia per svolgere alcuni accertamenti, tra cui una radiografia lombosacrale. Durante quest’esame, il tecnico di radiologia, dopo aver fatto accomodare la paziente sul lettino nella posizione che diceva essere più congeniale per eseguire il test, ha iniziato a palpeggiare la ragazza sul seno, per poi abbassarle velocemente le mutandine e praticando sesso orale per alcuni secondi, giusto il tempo necessario affinché la povera ragazza realizzasse le intenzioni del sanitario. 

La fuga e l'aiuto di un'infermiera

Sebbene sotto choc, la ragazza ha  trovato  la forza di rivestirsi e allontanarsi velocemente dalla stanza. Per fortuna a incontrarla in corridoio è stata un’infermiera che opera nella medesima struttura: alla vista della giovane, pallida e spaventata, le ha chiesto cosa fosse successo e subito ha avvisato i carabinieri. Questi ultimi giunti sul posto attivano il protocollo previsto dal “Codice Rosa”, mentre il tecnico di radiologia, al momento, negava ogni addebito. 

La prova del Dna

Qualche settimana dopo, tuttavia, invitato a comparire nuovamente in caserma, l'uomo ha dovuto ammettere le proprie responsabilità, anche a fronte dell’esito inconfutabile degli esami biologici che avevano rilevato un profilo genetico corrispondente al suo Dna sulle parti intime della ragazza. Il sanitario ha riferito di essere pentito per quanto successo e disponibile a chiedere perdono e risarcire il danno cagionato alla giovane vittima.  

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