Bologna, 21 giugno 2016 -Nell'album di famiglia della D&M Broadcasting (VIDEO) di Castel Maggiore, che realizza radio e tv in tutto il mondo e in certi Stati di Africa e Medio Oriente è leader di mercato, ci sono almeno tre scatti importanti. Il primo è del 1990: Marco Giovannini, giovane operaio metalmeccanico con il pallino della radiofonia, entra in Lattemiele come tuttofare. Il secondo: 1992, Didier Muragwabugabo, fresco di diploma in commercio, lascia il Burundi e si trasferisce a Milano per studiare Scienze Politiche. L’ultimo scatto è del 2011: dopo 20 anni di esperienza nel campo dell’automazione radiofonica e televisiva, il primo sul lato tecnico, il secondo in quello commerciale, Marco e Didier si licenziano dai rispettivi lavori e si mettono in società.
Giovannini, com’è successo?
«Quando lasciai il lavoro, come si fa in quei casi, scrissi a tutti i clienti per avvertirli della mia scelta. Tra questi c’era Didier, che mi rispose: ‘Anche io sto facendo la stessa cosa’. Il giorno dopo, in un bar a metà strada tra casa mia e casa sua, progettavamo la D&M».
La vostra concorrenza sono i giganti inglesi. Perché scegliervi?
«Perché siamo bravi e forniamo una formula che mancava: unire l’alta e la bassa frequenza, l’allestimento e la tecnologia, l’installazione e la formazione dei tenici. Chiavi in mano».
In soldoni?
«Vede: noi cominciamo da zero e in dieci giorni, in media, trasformiamo una stanza vuota in una radio, e delle persone in tecnici radiofonici. Un’unica struttura in luogo delle cinque, sei o più aziende che servono in genere».
Muragwabugabo, l’estero oggi per voi pesa l’80%. Come si fa?
«È un lavoro certosino che parte dalla partecipazione alle quattro principali fiere del settore, nel mondo, e arriva a una conoscenza del mercato ormai ventennale. Teniamo d’occhio le aste, i cambi di frequenze e le strategie di espansione delle emittenti, pronti a proporre le nostre soluzioni. Infine, quando si tratta di scegliere, chi ha già lavorato con noi, per fortuna fa il nostro nome».
Quindici per cento di investimenti in ricerca e sviluppo, per fare cosa?
«Per ricercare costantemente soluzioni innovative. Il vantaggio di non essere produttori diretti consiste per noi nell’offrire al cliente ogni volta il meglio che il mercato offre».
E se il mercato non offre ciò che cercate?
«Lo progettiamo noi e ce lo facciamo costruire, a nostro marchio».
Perché non produrre direttamente?
«Saremmo dei produttori mediocri. Preferiamo essere imbattibili nel progettare, allestire e formare i tecnici».
Un sogno nel cassetto lo avrete.
«Sì, e stiamo cercando di realizzarlo. Riguarda il versante sicurezza privata. Molte emittenti, soprattutto in Africa, ci hanno chiesto di inserire nel ‘chiavi in mano’ anche un sistema di videosorveglianza. E noi ci siamo ricordati che progettare e installare videocamere e impianti è il nostro mestiere. Così è partita questa nuova avventura».
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