La Perla, flash mob delle lavoratrici in via Mattei a Bologna. Cosa sta succedendo

Hanno inscenato una vera e propria linea produttiva per replicare tutte le fasi del lavoro suonando pentole e cantando a bordo strada davanti all’azienda chiusa dal 15 dicembre scorso. “Vogliamo che riapra, non vogliamo farci mantenere da nessuno nemmeno dallo Stato”

Bologna, 30 aprile 2024 – Flash mob delle lavoratrici de La Perla in davanti alla loro azienda a Bologna, chiusa dal 15 dicembre: una lunga fila di tavoli, una vera e propria linea produttiva, a replicare tutte le fasi di lavoro: il magazzino materie prime, i colori, l'ufficio stile, l'ufficio tecnico, il taglio, la prototipia e produzione, lo sviluppo taglie, l'amministrazione, la comunicazione, il marketing, l'e-commerce, l'ufficio resi. In un angolo, una griglia in vista dell'ora di pranzo. Davanti all'ingresso, mutande e reggiseno giganti.

Il flash mob che riproduce il loro lavoro organizzato dalle lavoratrici dell'azienda " La Perla" davanti alla loro azienda, chiusa dal 15 dicembre
Il flash mob che riproduce il loro lavoro organizzato dalle lavoratrici dell'azienda " La Perla" davanti alla loro azienda, chiusa dal 15 dicembre

Le lavoratrici sono in attesa che il giudice decida se mettere in amministrazione straordinaria o in liquidazione giudiziale La Perla Manufacturing, la società produttiva bolognese, e che si sblocchi l'impasse per La Perla Uk, la società proprietaria del marchio e degli asset, in doppia liquidazione in Italia e Regno Unito.

In liquidazione giudiziale è anche La Perla Italia, la società dei negozi. In totale, quasi 300 dipendenti, in larga maggioranza donne, col fiato sospeso. Sono senza stipendio da ottobre. Solo nelle ultime settimane, a fatica, si è sbloccata la partita della cassa integrazione. Ma a loro non basta, vogliono tornare a lavorare.

"Vogliamo che l'azienda riapra, non dobbiamo farci mantenere da nessuno nemmeno dallo Stato. Il tribunale si deve sbloccare, siamo in uno stato di salamoia per quanto riguarda le procedure aperte”, attacca Stefania Pisani della Filctem Cgil.

"Abbiamo la necessità di fare emergere la resistenza e la resilienza di queste lavoratrici e lavoratori. Noi crediamo nel futuro di questa azienda, in primis ci credono loro. Il prodotto ha ancora tanto appeal. Crediamo che preservare il made in Italy sia una priorità di tutte le istituzioni. Queste maestranze meritano rispetto”, aggiunge Mariangela Occhiali della Uiltec Uil.

Le sarte, già un centinaio alle nove di mattina, fanno vedere come funziona il loro lavoro. Ma cantano, anche. E suonano pentole e pali sul ciglio della strada, scatenando la solidarietà a colpi di clacson di auto, bus e camion di passaggio.

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