Andrea Blasi, 20 anni senza il play della Fortitudo Bologna

Il 29 ottobre 2002 l'incidente in cui perse la vita l'asso del basket. Il ricordo di un giocatore sempre pronto a dare una mano a chi lo chiedeva

Andrea Blasi, morto in un incidente a soli 37 anni

Andrea Blasi, morto in un incidente a soli 37 anni

Bologna, 29 ottobre 2022 - Vent’anni dopo. Il ricordo è vivo e si mescola alle lacrime e al rimpianto. Perché il 29 ottobre 2002, vittima di un incidente automobilistico - all’incrocio tra via Dante e viale Carducci -, ci lasciava Andrea Blasi. Micio, così come lo chiamavano tutti, aveva solo 37 anni, si era sposato nell’aprile del 2000 con Veronique. E, insieme, stavano progettando il futuro, perché Veronique era incinta di otto mesi. Di lì a poco tempo sarebbe nata Andrea Sophie, oggi studentessa di Scienze della Comunicazione e libero (di pallavolo) a Brescia.

Vent’anni dopo il ricordo non cambia, perché Andrea a Bologna era diventato un idolo della Fossa dei Leoni, giocando per la Fortitudo, con il suo modo di fare e di mettersi a disposizione del gruppo. Già, perché altezza o meno, Blasi era nato per fare il playmaker. Perché il play, in una squadra di basket, è quello che deve sacrificarsi di più, mettersi a disposizione del gruppo, mettere in ritmo i compagni, servire loro il pallone per fare canestro.

E Micio, appunto, era così anche nella quotidianità: solare, disponibile, sorridente. Il compagno (di squadra e di vita, nel caso di Veronique) migliore che si potesse incontrare.

Fortitudo, ma non solo a Bologna. Anche Gira (Ozzano) e Pontevecchio. E pure un’esperienza con la rivale più accesi della Fortitudo, la Virtus. Un’estate, chiamato da Giordano Consolini, all’epoca vice di Ettore Messina, Andrea Blasi affronta tutto il ritiro con la V nera. Che ha bisogno di un regista in più, che necessita di un giocatore capace di mettersi a disposizione. Nessun “tradimento”: Micio è un uomo di sport. Il derby lo vive nel modo più viscerale e allo stesso tempo tranquillo: avversario nei 40 minuti della partita (qualcosa di più se serve un supplementare), ma una volta suonata la sirena, tutti amici, nel rispetto dei ruoli e della personalità.

Un’esistenza serena - aveva preso casa a Crespellano - e un’azienda di trasporti che gestiva insieme al gioco del basket. Perché con un pallone in mano, Micio c’era cresciuto, fino a raggiungere il top. La serie A, uno scudetto con l’Olimpia Milano, una finale tricolore (la prima) per l’Aquila.

In mezzo a tutto questo il rispetto degli avversari, fino a quella mattina di vent’anni fa. Il suo furgoncino viene centrato da un’auto. Per Micio, purtroppo, non c’è nulla da fare.

Ma avendo seminato bene, ed essendo il classico “bravo ragazzo della porta accanto”, il ricordo resta. Perché gli amici, la famiglia e anche gli avversari che hanno avuto la fortuna di incrociare la sua strada, portano dentro il pensiero di un uomo chiamato Andrea, che era sempre pronto, con il sorriso sulle labbra, a dare una mano a chi la chiedeva.