Film Diabolik, Silvestri: "Vi svelo i segreti del set"

Il supervisore degli effetti visivi del film dei Manetti Bros è autore di un libro ricco di aneddoti e fotografie

Simone Silvestri, autore del libro ‘Realizzando Diabolik’, un dietro le quinte del film

Simone Silvestri, autore del libro ‘Realizzando Diabolik’, un dietro le quinte del film

Bologna, 24 febbraio 2022 - Non è solo un film il ‘Diabolik’ dei Manetti Bros. È anche un progetto pop curatissimo cui si addice certamente una declinazione di gadget e approfondimenti. Proprio come Realizzando Diabolik , il libro ‘scattato’ nel backstage del film (in gran parte girato a Bologna) da Simone Silvestri, supervisore degli effetti visivi e grande amico e collaboratore dei due fratelli Manetti. Un "dietro le quinte" fotografico ricco di aneddoti, curiosità e istanti sospesi nel tempo in libreria per Edizioni Npe. Silvestri, lei segue i Manetti col suo importante lavoro da molti anni. E sul set di Diabolik ha avuto un’illuminazione. "Lavoro con loro dal secondo Coliandro con la mia società Palantir Digital. Con il mio socio ci occupiamo di tutti gli interventi di post-produzione, anche se poi iniziamo già a lavorare dall’inizio, nella parte creativa. Facciamo storyboard, buttiamo giù idee su tante cose, anche sugli effetti, per cui creiamo dei collage immaginando le inquadrature. Dovendo documentare tutta una serie di informazioni fondamentali che poi serviranno agli artisti molti mesi dopo, prendiamo misure, riferimenti fotografici di vario tipo, per essere poi i loro occhi. Quando sono andato a rivedere gli scatti tecnici, mi sono reso conto che alcune foto non erano così brutte e ho iniziato a dar loro un ordine e un mio senso narrativo". Su Diabolik che interventi avete fatto? "I Manetti volevano questo sapore retrò anni Sessanta di quel bel cinema con cui siamo cresciuti anche noi. C’era il desiderio di avere più scenografie e oggetti di scena realizzati appositamente e quindi il nostro intervento è stato con effetti speciali il più possibile invisibili, come nel caso del salto della Jaguar. Se all’inizio pensavamo di fare l’auto in digitale, poi abbiamo optato per una macchina costruita per permettere questo salto e noi siamo intervenuti modificando tutte quelle cose che non funzionavano. Ad esempio, la rampa con cui la macchina saltava è stata completamente sostituita in digitale da una più filmica che fuoriesce dall’asfalto. Altri effetti, come l’allagamento della banca o i laser che fuoriescono dai quadri, sono naturalmente in digitale". Come ha vissuto questo dietro le quinte così ‘cult’? "Diabolik ha una potenza iconografica pazzesca. Avere deciso di girare il più possibile con cose vere, andando in location reali, per le strade di Bologna, nelle case, nel mitico rifugio, mi ha permesso di vivere il set come avrebbe voluto viverlo un fan di Diabolik. Quando ho realizzato questo ho pensato ai fan. Devo inoltre ammettere che dopo questo primo libro uscito di pancia, so già cosa approfondirò nei prossimi libri". La nostra città è stata molto ritoccata? "Bologna ha un’architettura talmente precisa che si sposa così bene con i tratti di Clerville del fumetto originale, che rimane riconoscibile. Sicuramente abbiamo faticato parecchio nel ripulire quelle modernità che non potevano stare nella storia, soprattutto biciclette e graffiti".