L'amica geniale, lo scenografo bolognese. "Girato in una fabbrica abbandonata"

Giancarlo Basili parla del film tv e del cinema Modernissimo. "Sarà un viaggio nel tempo"

Una scena dell'Amica geniale, grande successo di Rai Uno (Ansa)

Una scena dell'Amica geniale, grande successo di Rai Uno (Ansa)

Bologna, 5 dicembre 2018 - La sua passione sono le archeologie industriali e in generale tutti gli spazi che si possono recuperare e riadattare per ricreare un mondo che non esiste. Così è stato per il set della serie televisiva L’amica geniale – la prima puntata andata in onda il 27 novembre su RaiUno con un successo clamoroso e la seconda andata in onda ieri sera – che lo scenografo Giancarlo Basili, un bolognese per studi e lavoro, ha studiato e messo in piedi per il regista Saverio Costanzo (VIDEO). E così sarà anche per il nostro cinema Modernissimo, che verrà da Basili restituito alla contemporaneità con una narrazione scenografica che ne recupererà le radici.

Basili, il Modernissimo come il set de ‘L’amica geniale’: si tratta sempre di storie visive da cucire addosso a uno spazio in disuso... «Certo, è una mia costante nel lavoro, perché sono abituato alle archeologie industriali. Successe con Nirvana di Salvatores, con Così ridevano di Gianni Amelio, con Quando sei nato non puoi nasconderti di Marco Tullio Giordana... i luoghi abbandonati da riscrivere sono il mio forte e anche per il Modernissimo, un cinema nato nel 1915, si tratterà di riportarlo alle origini il più possibile, adattandolo alla modernità».

Per i bolognesi sarà un po’ come fare un viaggio nella macchina del tempo? «Sarà un cinema in cui la gente starà comodissima e dove vedrà i film in maniera splendida. Verranno recuperati gli affreschi, si punterà su toni adeguati alla proiezione, non scuri, stiamo facendo un gran lavoro».

È la prima volta che lavora alla resurrezione di un cinema? «Sì, e grazie alla Cineteca e a Gian Luca Farinelli sono tornato a lavorare a Bologna, dove ho fatto tantissime cose, è stato l’inizio della mia carriera, tra teatro, cinema, videoclip».

Ma è la sua prima volta anche con la televisione, perché la serie ‘L’amica geniale tratta dal romanzo di Elena Ferrante... «Quando Costanzo mi chiamò non avevo mai fatto cose per la televisione, mi faceva paura il rapporto tra cinema e televisione. Però lui mi ha dato la forza di credere nel progetto e siamo partiti».

Quali sono stati i presupposti per ricreare il rione di una Napoli anni Cinquanta, palcoscenico della storia di Lenù e Lila? «Ci interessava molto fare il set a Napoli, magari nel quartiere protagonista della storia, perché a livello psicologico era importante stare lì. Ma per avere più libertà d’azione e perché il rione era cambiato troppo dagli anni Cinquanta, abbiamo poi deciso di ricostruire tutto, trovando il luogo perfetto in una fabbrica abbandonata di Marcianise, in provincia di Caserta, che abbiamo bonificato e ricostruito, creando una geografia visiva dalla ricerca incredibile, con un rapporto tra interni e esterni sempre nello stesso luogo e un mondo intorno reinventato in graphic computer».

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Viene in mente una piccola Cinecittà... «In effetti è vero, si tratta di un quartiere costruito su 25mila metri quadrati che stanno in uno spazio bonificato di 6 ettari. E ci torneremo anche nella seconda serie».

La scelta cromatica è splendida, ma forse qualcuno sentirà la nostalgia di una Napoli immaginata molto più colorata... «La Napoli d’epoca era più colorata e farla con i toni grigi è stata una scelta artistica. Abbiamo ottenuto una tavolozza pazzesca... è stata una scelta visionaria, ma il mio cinema è pieno di invenzione e suggestioni visive e io cerco sempre di salvare la mia creatività. Ho scelto questa serie perché sapevo che Costanzo conosceva il mio lavotro visivo e ci siamo voluti bene da subito».

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