Syusy Blady: "Serve fiducia nella gente. E dopo la pandemia riscopriamo la collina"

La scrittrice e viaggiatrice: "Itinerari in treno verso Porretta e Vignola. E dalla Staveco si può salire a piedi nel verde"

Syusy Blady

Syusy Blady

Bologna, 3 marzo 2021 - E’ una situazione "che ci sta intristendo molto e io sono una che difficilmente si intristisce. Trovo sempre qualcosa da fare, ma anche per me è una bella gara". Syusy Blady – conduttrice, scrittrice, ma soprattutto la nostra bolognese viaggiatrice –, ai tempi della pandemia. E dire che la primavera era un periodio di esplorazioni in Italia. In primavera aveva girato l’Italia con la figlia, a bordo di un’auto elettrica dalla Sicilia al Trentino e oggi le manca la "gioia del racconto" dei luoghi, "buttarmi dentro una situazione, viverla".  

Blady, Bologna sta scivolando verso il colore rosso. Come vive psicologicamente, da cittadina, questa ulteriore fase di restrizioni? "Secondo me ci vorrebbe un po’ più fiducia nelle persone. I divieti, quando sono così reiterati, diventano faticosi e la gente, nei giorni subito precedenti, corre ad assembrarsi. E’ quello che ho visto in piazza Santo Stefano, vicino a dove vivo: diventa come con i bambini, alla fine vedi un comportamento da discoli di chi non ne può più. Eppure in altri paesi c’è un approccio diverso".  

Ci spieghi? "Con Turisti per Caso abbiamo fatto un webinar in collegamento con persone che conosciamo in giro per il mondo: la situazione non è così dappertutto. A Miami non ci sono tante chiusure; a Londra in effetti la situazione è molto difficile, ma in Svezia prevale l’autocontrollo. In compenso qui si viene lasciati troppo da soli a casa: sento di persone positive senza una visita del medico a domicilio o alcuna prescrizione. Ci vorrebbe un po’ più di assistenza".  

Quindi la ricetta dei colori non è la migliore? "Non dico: ‘alè, liberi tutti’. Però ci vorrebbe da un lato più fiducia nella gente, dall’altro bisognerebbe avere un comportamento attento e prudente. E poi è allarmante la situazione delle attività: non so quanto potranno andare avanti. Spero che con l’estate le persone possano ricominciare a lavorare. E noi a trovare vita".  

Ormai è passato un anno dal primo lockdown. Se guarda agli ultimi 12 mesi? "Ci siamo abituati al lavoro da casa e questo ha aspetti positivi. Ma si ha la sensazione di essere costantemente presenti, a disposizione, di diventare dei robot. E’ una cosa che mi fa paura, le relazioni formano le persone".  

E lei come ha vissuto questi mesi? "Proprio la scorsa primavera mi sono infortunata cadendo in treno: dovendo restare un mese ferma in casa, non ho troppo sentito il primo lockdown e ho impiegato il mio tempo a scrivere un libro, La dea che creò l’uomo . E’ un’analisi delle dee madri che ho scoperto in giro per il mondo e miti antichi in cui è la donna che crea l’uomo. Come nel mio solito, è una cosa insolita".  

Per le donne è più difficile questo periodo? "Per le donne è sempre più difficile, il lavoro è sempre più a rischio e in questa emergenza lo è ancora di più. Penso ai bambini e agli anziani: mi spaventa che una povera donna si trovi con i figli chiusi in casa. E’ il mio principale pensiero: ho amiche, anche insegnanti, so quanto penano".  

Sua figlia per fortuna è grande. "Zoe ha 26 anni ed è andata a vivere in campagna. Ha reagito così: era un desiderio che aveva e a quel punto lo ha realizzato. Ovviamente con il classico lavoro giovanile al computer, ma accompagnato dal contatto con la natura".  

Lei invece è rimasta nel cuore della città. "Sì e i miei spostamenti, avendo anche l’ufficio vicino, sono limitati. Ma il limite enorme è il lavoro, il fatto che tutto è fermo e non si riparte mai: il turismo è un settore colpitissimo. E invece bisognerà farsi trovare pronti, molto importante sarà la promozione dei viaggi in Italia: noi lo facciamo già da anni con il progetto Italia Slow Tour . E quando abbiamo lanciato I viaggi sotto casa tanta gente ci ha mandato itinerari. E’ il tema che abbiamo mantenuto anche nella nostra rivista Turisti per caso : per noi è un momento di grande resistenza e fiducia".  

E nel nostro territorio cosa dovremmo riscoprire? "Bologna è tutta da scoprire, così come la collina: noi ce la dimentichiamo, fino all’estate, quando non respiriamo più. Io iniziai anni fa con l’Orto dei giusti, la tenda tuareg vicino al Parco Cavaioni. Un’esperienza incredibile, gratuita, attenta all’ambiente. Le spese non erano più sostenibili, ma dei giovani riapriranno questo spazio, sempre con ‘approccio nomade’. Forse cambierà il nome".  

Dicevamo la collina. "Noi siamo una città verde, con la collina dentro la città e dobbiamo promuoverla. Vorrei che fosse più accessibile, a partire dai viali. Salendo dalla Staveco, per esempio, si potrebbe arrivare sui colli e sui sentieri a piedi: una cosa straordinaria. Dovrebbero chiederlo i cittadini".  

Altri spunti? "Tutto quello che si può fare con il treno. Per esempio, il viaggio da Bologna a Vignola. Ma bisogna conoscere e dare contenuti a questi possibili luoghi. Se vai in treno a Porretta, in mezzo ci sono Montovolo, la Rocchetta Mattei, i grandi pittori lungo la strada. Scoprire il territorio è una possibilità".  

Altri progetti? "Vorrei fare un viaggio sui fiumi, ma non mi manca troppo andare all’estero. Invece, con Patrizio (Roversi, ndr ) stiamo progettando un ‘Tg del turismo’ per raccontare gli eventi a Bologna, appena ci saranno".  

Che Bologna ha visto anno? "Mi sono sentita rassicurata dal vivere qui. Un po’ perché è la mia città e per gli ospedali: conosco persone che ci lavorano e stanno dando il massimo".  

Ha detto che trova sempre una cosa positiva. In lockdown? "Per me è ritrovare la libertà, che non è quella di assembrarsi, non mi interessa niente. Forse è anche l’effetto dell’isolamento, ma sono quasi infastidita da troppa gente. Il fatto positivo è apprezzare ciò che non hai: ma quanto è bello stare in mezzo alla natura, incontrare gli amici, vedere la gente in faccia. Ma quanto è bello".  

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