Marinelli, perché? Perché decidere una partita con un fischio così inspiegabile? Con il Var che ti richiama al monitor. Perché? La domanda resterà senza risposta, così come il Bologna è rimasto a mani vuote. Non solo per colpa dell’arbitro, certo. Ma la complicità è fortissima. Quel fischio stravolge l’inerzia di una partita che i rossoblù avevano avuto la forza di capovolgere. La forza di Sinisa, ieri tornato in panchina dopo trentacinque giorni di ricovero per la nuova battaglia contro la leucemia. Dopo i venti minuti di avvio-choc (2-0 per i veneziani), Mihajlovic cambia Theate con Orsolini e ribalta tutto: Arnautovic e Schouten avevano completato l’opera. Poi quel fischio. Peccato, davvero. Ora, però, restano due gare alla fine della stagione - Sassuolo e Genoa - per non avere altri rimpianti. Non ci sono più i punti per arrivare alla quota 50 chiesta da Saputo, e sono poche le possibilità di agganciare il decimo posto fissato all’inizio come l’obiettivo vero. Ma c’è un segnale da dare: questo Bologna, dei sei risultati utili di fila dopo ieri, dei pari con Milan e Juve, della vittoria con l’Inter, questo Bologna può avere futuro.
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