Dalmonte, il coach che risolve i problemi

Da armata Brancaleone a squadra vera che sa difendere e collaborare. Gli infortuni hanno responsabilizzato chi era finito ai margini

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di Massimo Selleri

Da quando Luca Dalmonte siede sulla panchina della Fortitudo la squadra biancoblù ha totalizzato quattro vittorie in cinque partite, concedendosi anche il lusso di pensare che il bicchiere non sia pieno del tutto perché se l’ultimo quarto contro Reggio Emilia fosse stato gestito in maniera diversa oggi parleremmo di una Effe a punteggio pieno nell’ultimo mese.

Sembra davvero strano che il coach imolese sia arrivato alla guida della Effe solo lo scorso 9 dicembre e in pochissimo tempo sia riuscito a dare un’anima unita a chi fino a lì vestiva i panni dell’armata Brancaleone. Questo è stato il primo merito di Dalmonte, trasmettere ai suoi giocatori il concetto di squadra, un luogo molto pratico dove ci si aiuta e dove le responsabilità sono sì calibrate rispetto al talento e all’esperienza, ma non escludono nessuno.

Per la verità, all’inizio di questa nuova avventura qualcuno era finito ai margini, vedi Leonardo Totè, Gherardo Sabatini e Mattia Palumbo, ma i tanti infortuni hanno costretto a rivedere questa scelta, e se loro sono stati bravi a farsi trovare pronti, è stato altrettanto importante che, pur di non aprire il pericoloso libro degli alibi, si sia tornati sui propri passi. L’aiutarsi è il punto di partenza dalla difesa e questo è il secondo passo che la Fortitudo ha fatto.

La missione è tenere gli avversari attorno a quota 70 punti, in modo tale da non aver l’ansia di ribattere colpo su colpo ai canestri. Visto come i giocatori hanno risposto agli input del nuovo allenatore, verrebbe da dire che non vedevano l’ora di poter avere qualcuno che desse loro delle regole che consentono di sapere che cosa fare quando si va in campo. Il fatto che poi queste regole si siano rivelate efficaci ed abbiano portato alla vittoria ha portato quella ventata di fiducia necessaria per affrontare le difficoltà. Che non sono state poche, se si considera che la Effe ha vinto contro Cantù senza Aradori, Fantinelli, Happ, Mancinelli e Saunders.

La morale è che la società non ha sbagliato nel costruire la squadra, ma l’errore è stato quello di affidare il gruppo a Meo Sacchetti, dato che la comunicazione tra i giocatori e il loro tecnico è stata problematica fin dall’inizio della stagione. L’acqua passata, però, non macina più e ora bisogna guardare al futuro, sapendo che è arrivato il momento delle scelte, perché, quando tutti saranno recuperati, ci saranno tredici giocatori per dodici posti. Happ è in uscita ma il fatto che il suo completo recupero sarà lungo rende difficile trovare una nuova sistemazione, anche se Sassari potrebbe essere interessata vista la partenza di Tillman per Brescia.

Difficile anche la posizione di Matteo Fantinelli, ufficialmente il club vorrebbe rinnovarlo, ufficiosamente i problemi fisici e il fatto che la squadra stia girando anche senza di lui rendono complicata la sua permanenza, a meno che Dalmonte non decida di privarsi di Wesley Saunders.

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