Mannion, tanta voglia di prendersi la Virtus

Nico sabato dovrebbe andare a referto per la prima volta: possibile l’esordio contro Trieste sotto lo sguardo del patron Zanetti

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di Massimo Selleri

Un ragazzo di venti anni con la testa sulla spalle, molto riservato e a cui la notorietà fuori dal campo piace fino a un certo punto. E’ il profilo di Nico Mannion che sabato sarà a referto nella gara tra la Virtus e Trieste al PalaDozza. Smaltiti i postumi di una pesantissima infezione intestinale che lo ha tenuto lontano dal campo dal 3 agosto, giorno in cui la Francia pose fine al cammino olimpico dell’Italia, spetterà a Sergio Scariolo decidere se gettarlo nella mischia dopo aver valutato la condizione fisica in questi ultimi allenamenti. Dipenderà anche da come si mette la partita, ma la presenza del patron Massimo Zanetti in parterre lascia supporre che un piccolo spazio il giovane play lo avrà. Non si può raccontare Mannion se non lo si cala della dimensione che lui preferisce, quella dell’umiltà. Una dote che condivide con il compagno di ruolo Alessandro Pajola. Insieme formeranno una delle coppie di registi più giovani, ma entrambi sanno che di pagnotte ne dovranno mangiare ancora molte. Un assaggio di quello che, insieme, possono fare lo hanno già fatto vedere in azzurro, ma nel caso di Nico non è bastato per convincere il mondo Warriors a confermarlo in Nba. Un piccolo smacco famigliare perché il padre Pace, dopo un anno a Golden States andò agli Utah Jazz per due stagioni.

"Non è stato un addio – spiegava papà Mannion nel momento in cui il figlio aveva firmato per la Virtus –, ma ora lui ha la possibilità di allenarsi con uno dei tecnici più preparati a livello mondiale e deve sfruttare questa occasione avendo come unico pensiero quello di aiutare la Virtus a vincere".

I presupposti perché torni in Nba ci sono tutti, a partire dall’albero genealogico. Pace tra Golden, Utah, New York, Milwaukee, Detroit e Atlanta nel mondo dei professionisti ci è stato parecchio, mentre la madre Gaia ha giocato a pallavolo ad alto livello. La stessa situazione di Stephen Curry, leader di Golden State, che non a caso è idolo e modello di Nico, e che ha il padre Dell ex cestista Nba e la madre Sonya ex giocatrice di volley. Sempre restando nel campo delle analogie con il passato, Mannion junior ha esordito con maglia azzurra a 17 anni e tre mesi e solo Riminucci, Nesti e Dino Meneghin hanno avuto un battesimo più precoce.

Chiedere se si senta più italiana o più statunitense è un esercizio quasi inutile: "Abbiamo cercato di prendere il meglio dalle due culture – raccontava papà Mannion – a casa nostra si mangia tutti insieme alla stessa ora, cosa non così comune negli Usa".

Parole confutate da un piccolo aneddoto: dopo i festeggiamenti per la Supercoppa, ha raggiunto il Mulino Bruciato dove erano presenti i genitori e lì è rimasto fino a quando la famiglia non è andata a dormire. Famiglia che, nel 2012, gli ha dato come soprannome Red Mamba, dopo un colloquio tra lui e il Black Mamba Kobe Bryant rigorosamente in italiano nello Utah.

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