Regia e difesa: Blasi campione per sempre

Andrea è scomparso nel 2002 a soli 37 anni. Due finali scudetto con la Fortitudo e le esperienze con Gira, Pontevecchio e Virtus

di Alessandro Gallo

Tre maglie ‘bolognesi’, anzi, quattro, indossate con professionalità e dedizione. Facendosi amare ovunque e lasciando, dopo la sua prematura scomparsa, il 29 ottobre 2002, rimpianto e dolore per quello che avrebbe potuto fare. Già, perché Andrea ‘Micio’ Blasi, giocatore di basket, regista di scorta e uomo squadra aveva una particolarità che lo rendeva se non unico quantomeno raro: era una grande persona.

Mancino, tiro dalla lunga distanza e la capacità, straordinaria, di fare sempre la cosa giusta al momento giusto. Solo che Andrea, detto ‘Micio’, era specializzato nelle ‘piccole’ cose. Quegli aspetti del gioco che magari non finiscono nelle statistiche o sfuggono ai più – non schiacciava, non tirava decine di volte, non faceva assist spettacolari –, ma che sono fondamentali per quella che si chiama chimica di squadra.

Per farla breve, Micio sapeva fare tutte quelle cose che servono per far eccellere i compagni. E se tutti i compagni danno il massimo, allora la tua squadra vince.

Timbro di voce compassato, riflessivo – per chi non lo avesse conosciuto e volesse avere un punto di riferimento potremmo indicare la cadenza di un Enrico Ruggeri –, Micio nasce a Trieste il 18 agosto 1965, ma costruisce i primi anni della sua carriera a Milano (grande tifoso rossonero del Milan). Arriva in Fortitudo nell’estate del 1993. Per una stagione è il cambio di Corradino Fumagalli, in quelle successive, invece, di Sale Djordjevic ed Erick Murdock.

Il primo corre a folle velocità, il secondo segna e fa segnare, il terzo ha ritmi compassati, ma talento nelle mani. E Micio? Ci mette, da perfetto uomo squadra, tutto quello che i tre non riescono a garantire, ovvero difesa, ordine, precisione e feeling con i compagni.

Non è la stella del gruppo, ma sa tenere a bada le bizze dei compagni di talento e fa gruppo. E fa coppia fissa con Dan Gay: insieme i due sono giocatori di briscola e tressette quasi professionisti. Considerazione questa che, merita una precisazione: negli anni Novanta i telefonini sono pochi, videogiochi anche meno. In ritiro e in trasferta, per trascorrere il tempo, si gioca a carte: Dan&Micio sono inseparabili, vincenti e infaticabili narratori di storie e aneddoti.

Non solo carte, però, Micio&Dan sono anche i primi a mettersi a disposizione della città quando si parla di solidarietà e beneficenza. Per qualsiasi iniziativa, soprattutto portata avanti dalla Fa.Ce (associazione famiglie cerebrolesi), Blasi e Gay sono quelli che trascinano il gruppo, coinvolgendo i tifosi nella raccolta di doni per Natale o manifestazioni riconducibili a McDonald’s.

Giovanissimo ha vinto scudetto e Coppa Italia con l’Olimpia Milano di Dan Peterson, uno che di giocatori se ne intende. E un altro che di giocatori se ne intende, Sergio Scariolo, lo vuole a Bologna. Con lui la Fortitudo conquista le prime due finale scudetto. Complessivamente sono 143 i gettoni di presenza e 370 i punti. Ci sono anche le esperienze con Verona, Arese, Firenze, Pistoia, Sassari, Cantù e Reggio Calabria, ma Bologna gli resta nel cuore. E gli resta talmente dentro che, nell’estate del 1999, lui, icona del tifo Fortitudo, si allena con la Virtus. Proprio così. Nessun tradimento. Micio, come detto, è una brava persona, un uomo serio. In quell’estate è ancora senza contratto: quattro chiacchiere con Giordano Consolini lo portano a essere un giocatore aggiunto, nel ritiro di Folgaria, per la Virtus. Non arriva il contratto, ma resta il rapporto diretto con quelli che, fino a due anni prima, erano i suoi rivali in città. Se la maglia della Virtus resta solo virtuale, per quello che concerne Basket City, Micio ne indossa un’altra.

Bologna ormai gli è entrata nel cuore: accetta di scendere di categoria e di spostarsi di qualche chilometro. Lui che nel frattempo ha messo su casa a Crespellano, imbocca la via Emilia e punta con decisione a est, si ferma a Ozzano. C’è il Gira, c’è la B1: Micio porta in dote il suo bagaglio fatto di umanità, personalità, canestri vincenti, difesa e leadership.

Ozzano si diverte e Micio con lui. Si sposa con Veronique Zunarelli. La sua carriera ha imboccato il viale del tramonto: Micio, che quando indossa gli occhiali fuori dal campo, assume l’aspetto del professore universitario (non algido, però, sempre ironico e divertente) lo sa. Quello che Micio e i suoi amici non sanno è che la sua vita, purtroppo, ormai è al capolinea.

Ha messo su famiglia, ha preso casa a Crespellano, si è sposato e aspetta una figlia. Il basket resta parte della sua vita, ma non è poi così importante. Così a 37 anni scende ancora di categoria: Pontevecchio, serie C. Un lavoro e la serenità di chi vorrebbe guardare lontano. Lavora per una ditta di trasporti: il furgone che sta guidando, il 29 ottobre 2002 viene centrato da un auto che non solo viaggia a folle velocità, ma passa pure con il rosso.

La luce si spegne all’incrocio tra via Dante e viale Carducci. Uomo squadra per sempre, buono e generoso. E l’ultimo atto di generosità è la nascita, un mese e mezzo dopo, di Sophie Andrea che del papà – gioca a pallavolo ai massimi livelli – ha ereditato il dna sportivo. Campione per sempre: in poche parole Micio Blasi.

(21 .continua)

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro