Long covid e la perdita dell'olfatto: "Dopo il contagio ritorna"

Un certo numero di pazienti lamenta ancora, a mesi di distanza, di non avvertire i sapori degli alimenti bene quanto prima; il fenomeno si chiama anosmia

Claudio Vicini, direttore del dipartimento Testa Collo dell’Ausl Romagna

Claudio Vicini, direttore del dipartimento Testa Collo dell’Ausl Romagna

La perdita dell’olfatto e del gusto sono fra i sintomi più frequenti che permangono alla scomparsa della Sars-Cov-2. Un certo numero di pazienti lamenta ancora, a mesi di distanza, di non avvertire i sapori degli alimenti bene quanto prima; il fenomeno si chiama anosmia.

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Claudio Vicini, direttore del dipartimento Testa Collo dell’Ausl Romagna, siete stati fra i primi a mettere in luce questi effetti. Come andò?

"Fu fatto uno studio europeo, che in seguito è stato pubblicato sul Journal of Internal Medicine, prodotto da un team internazionale di cui ha fatto parte anche il dottor Giovanni Cammaroto, di Otorinolaringoiatria a Forlì, da me diretta".

Emerse che l’85% dei casi lievi presentava la perdita dell’olfatto. Poi cos’è accaduto?

"Il fenomeno si è molto ridotto. Con la variante Omicron, tali sintomi sono quasi scomparsi".

Chi aveva perso l’olfatto l’ha poi recuperato?

"Nella grande maggioranza dei casi, ma a volte serve tempo".

Quanto?

"In genere si è visto che il recupero dell’olfatto avviene dopo sei mesi dalla guarigione".

Nel frattempo la medicina ha adottato delle tecniche, per favorire la ripresa.

"Sono di due tipi, che si basano su principi analoghi. Una più ’fai da te’ e un’altra più strutturata. La prima consiste nello stimolare le cellule olfattive del paziente tramite olii essenziali ed erbe aromatiche: salvia, rosmarino e cipolla, per esempio. Vanno annusate più volte al giorno".

Che risultati ha dato?

"Abbastanza buoni, tutto sommato, anche se si tratta di un rimedio empirico".

L’altra terapia?

"Esistono dei percorsi in ospedale, che prevedono misurazioni e l’applicazione dei principi già spiegati con tecniche più elaborate. Consiglierei di procedere prima con il ’fai da te’ e nel caso non funzionasse, di rivolgersi all’ospedale.

La perdita del gusto forse preoccupa di più?

"Sono fenomeni strettamente collegati. Ma non si tratta del problema principale insorto con la pandemia e ora sembra che anche questo aspetto stia diventando marginale".

Fabio Gavelli