"Pos obbligatorio? Ok ma basta commissioni"

Viaggio nei bar e negozi del centro alle prese con i pagamenti elettronici. "Ennesimo costo in una situazione già complicata"

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di Luca Ravaglia

Versi una tazzina di caffè o prepari un gelato. Togli il costo della materia prima, del personale, delle utenze (soprattutto di questi tempi…) e le commissioni che si materializzano a ogni strisciata di bancomat o carta di credito. Cosa resta? Ben poco. Parola di chi gestisce pubblici esercizi e che da ieri è alle prese con l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici per qualunque tipo di importo speso dal cliente. Che, è doveroso rimarcarlo, in linea di principio è più che giusto, sia dal punto di vista della tracciabilità del denaro che della comodità dell’utente il quale, in relazione per esempio alle cifre più contenute, non è sempre fornito del quantitativo di monete necessarie a saldare i conti o ben disposto nei confronti dell’eventuale altrettanto ingombrante resto. Il nervo scoperto riguarda piuttosto le commissioni bancarie, che sugli scontrini più bassi tendono a diventare spiacevolissime seccature. "Il pos ci fa compagnia da sempre – commenta Marco Gobbi di Babbi Caffè – e anche prima dell’obbligo, non abbiamo mai rifiutato un pagamento elettronico, a prescindere dall’importo. Per una questione di rispetto e correttezza nei confronti dei clienti, ma anche perché siamo consapevoli che questo genere di servizio è ormai imprescindibile. All’estero a riguardo sono molto più avanti da noi già da tempo, ma oltreconfine il tema delle commissioni bancarie non c’è. Intendiamoci, si tratta di un servizio degli istituti di credito e come tale deve essere riconosciuto, però serve anche più attenzione nei nostri confronti. E’ da tempo che chiedo per esempio che gli importi sotto i dieci euro non siano soggetti a tale costo, come d’altra parte succede col metodo di pagamento Satispay, in forte espansione soprattutto tra i giovani. E’ proprio da ragazze e ragazzi che arrivano segnali chiari: il pagamento elettronico da parte loro sta diventando la normalità in ogni tipo di transizione: serve tenerne conto".

Al Bar Centrale di corso Mazzini Magda Zamboni a metà pomeriggio controlla il registratore di cassa: "Mediamente - racconta – fino a ieri mi venivano richiesti al massimo due pagamenti col pos. Oggi, con la giornata non ancora conclusa, sono già arrivata a quota sette… evidentemente diversi clienti stavano aspettando che entrasse in vigore l’obbligo per avanzare la loro richiesta. Il tema delle commissioni non può essere ignorato, soprattutto ora, di fronte alle nuove disposizioni. Perché per noi si tratta nell’ennesimo costo che si aggiunge ai tanti altri che piovono in un contesto già decisamente complesso". Chiude il cerchio Piero Mongelli di ‘Semplice’ in via Zeffrino Re: "Ho vissuto a Londra e da quelle parti quando i primi tempi mi accingevo a pagare qualcosa utilizzando i contanti venivo guardato in maniera perplessa. Mi sono adeguato in fretta, perché usare le carte è molto più semplice e pratico. Tutto qui? No, perché là le commissioni bancarie non si pagano. Un conto è gestire bassi costi in relazione ad acquisti di media entità come possono essere quelli legati a un acquisto in un negozio di abbigliamento o a una cena, un altro è ragionare allo stesso modo quando lo scontrino è relativo a un caffè o a una bottiglietta d’acqua. E’ un aspetto dirimente del nostro lavoro? No, ma è l’ennesima goccia che cade in un vaso già pienissimo".