di Raffaella Candoli
C’è un prima e un dopo nella vita della cesenate Marta Ravaldini, 32enne piena di amici e interessi, un lavoro dipendente come parrucchiera e in buona salute fino a pochi mesi fa. Lo spartiacque nel cambiamento delle sue condizioni fisiche e psicologiche è rappresentato dalle reazioni avverse che si sono manifestate e che perdurano dai primi d’agosto, in seguito alla somministrazione della prima dose di vaccino Pfizer contro il Covid: formicolii a gambe e braccia, parestesie al volto, vertigini, spasmi involontari, tachicardia. Insomma, un ampio campionario di effetti collaterali di un quadro neurologico di seria sofferenza che anche il primario della Neurologia del Bufalini Mauro Longoni accerta in data 13 agosto, ritenendoli, in assenza di danni rilevabili come una "transitoria sofferenza delle fibre nervose di piccolo calibro". A conclusione della descrizione del quadro clinico il medico prescrive una terapia farmacologica; nel caso di persistenza del disturbo suggerisce un esame elettromiografico e giudica la paziente "rivedibile solo in caso di variazioni cliniche di rilievo", "in alternativa – scrive il neurologo- nulla osta a seconda dose vaccinale".
"Ma - racconta Marta- i miei disturbi, generalizzati che mi procurano sofferenza, stanchezza, tic nervosi continuano, nonostante gli antinfiammatori e gli integratori prescrittimi, tant’è che il 10 ottobre scorso mi sottopongo a elettromiografia ai quattro arti che però, non evidenzia danni neurologici o muscolari. Se rendo pubblica la mia vicenda è perché spero che ampliando la platea dei miei interlocutori, qualcuno trovi una soluzione ad un problema oggettivo. Ho affrontato la vaccinazione convinta che fosse la soluzione per essere a riparo dal Covid. Non solo, alla data indicata mi sono recata al Polo vaccinale per eseguire anche la seconda dose, ma il medico in servizio, considerati i sintomi descritti non mi ha somministrato la vaccinazione".
Ora Marta è in una strana condizione, una sorta di limbo senza sbocco: parzialmente vaccinata, sofferente, impossibilitata – ma al momento neppure lo vorrebbe – a essere sottoposta alla seconda dose, priva di green pass, ma anche priva di una certificazione del medico di base o di uno specialista che la esoneri dalla seconda vaccinazione e ne attesti la incompatibilità col suo stato di salute; per di più, per lavorare, con grande sofferenza, deve sostenere le spese dei tamponi, necessari ogni 48 ore, ovviamente da prenotare, con il disagio che l’introduzione del green pass obbligatorio comporta per chi, per varie ragioni ne è privo.