Nubi nere sul calzaturiero. "I telefoni non suonano più, aiutateci o chiudiamo"

Commesse praticamente azzerate per laboratori e aziende dell’indotto. "La percezione è che sarà difficile riemergere, in tanti licenzieranno"

Gessica Lombardi, presidente Cna Federmoda, e Roberta Alessandri

Gessica Lombardi, presidente Cna Federmoda, e Roberta Alessandri

Cesena, 22 marzo 2024 – “Improvvisamente i telefoni hanno smesso di suonare". Le nubi nere, nerissime, si sono addensate senza preavviso sul distretto di San Mauro Pascoli: se, fino allo scorso novembre, si doveva ricorrere allo straordinario per star dietro agli ordini in arrivo dalle grandi maison del lusso (locali e internazionali), dall’inizio del 2024 la caduta verticale delle commesse ha letteralmente paralizzato l’attività di centinaia di laboratori e aziende dell’indotto, mettendone a rischio la stessa sopravvivenza.

Mentre si tace sulle prospettive di ripartenza (gli osservatori si limitano a dire che il 2024 sarà un anno di ‘transizione’), c’è chi teme, ora, lo sgretolamento del distretto e lo smarrimento di quelle competenze preziose che, negli anni, hanno reso San Mauro Pascoli un’eccellenza mondiale della calzatura.

A lanciare l’allarme sono imprenditori, sindacati e associazioni di categoria. "Neppure le generazioni precedenti hanno affrontato una crisi di queste proporzioni – esordisce Roberta Alessandri, titolare di Smart Leather Sas, azienda che produce, dal 1987, tomaie e semilavorati per brand del calibro di Chanel, Hermés e Sergio Rossi –. Gli ordini si sono interrotti senza alcuna spiegazione, da un giorno all’altro: siamo ben consapevoli del rallentamento del mercato mondiale del lusso, della ciclicità dei consumi, ma qui non siamo certo dinanzi a un calo temporaneo. La percezione condivisa è che questa volta sarà difficile riemergere".

Gessica Lombardi, presidente Cna Federmoda Forlì-Cesena e titolare della ditta Bianco accessori Snc, specializzata in decorazioni per accessori moda, calzatura e pelletteria, parla apertamente di ‘situazione sconfortante’.

"La paralisi delle commesse sta interessando – spiega - non solo la piccola impresa artigiana, ma anche imprese solide e strutturate. Noi artigiani non abbiamo le spalle così larghe da poter attendere la fine di questa parabola discendente, gli ammortizzatori sociali non sono sufficienti: alcuni di noi li hanno già esauriti. Presto si arriverà a licenziamenti e chiusure di attività. Abbiamo un disperato bisogno di misure straordinarie. Un tornado ci sta travolgendo e porterà via con sé quel know-how che è sempre stato un vanto del distretto. Lo stiamo vedendo morire giorno dopo giorno e l’impossibilità di trovare soluzioni fa molto male".

A proposito di soluzioni, proprio Cna ha fatto sapere di aver inviato una lettera al ministro del Made in Italy Adolfo Urso e ai ministri Giorgetti e Calderone, invocando, fra l’altro, ‘l’estensione straordinaria della possibilità di ricorrere alla cassa integrazione e la definizione di ammortizzatori sociali ad hoc per imprese artigiane e Pmi del settore’.

Chiedono risposte concrete al governo anche i rappresentanti sindacali: Paolo Foschi di Uiltec invita a riflettere sulle cause che hanno portato a uno stallo così imprevisto, poiché la poca chiarezza da parte delle maison non fa che alimentare incertezza e preoccupazione; Manuela Alfinito (Femca Cisl Romagna) dichiara che, oltre a sostenere le aziende in attesa che il mercato riparta, è necessario "fare rete e lavorare tutti assieme per preservare le competenze del distretto".

Alfinito si sofferma, infine, su un dettaglio non di poco conto, che dimostra come le aziende di San Mauro siano riuscite, nel tempo, a evolversi, ad adeguarsi ai cambiamenti di gusti e trend: "Tra le imprese a rischio chiusura – dice – ci sono anche quelle che si sono convertite alla produzione di sneaker, investendo in macchinari e formazione del personale, perché il mercato, soprattutto nel post-Covid, stava andando in quella direzione. La scomparsa di tutte queste attività sarebbe una perdita immane per l’intero territorio".