Fare impresa non è affare per giovani

Fare l’imprenditore non sembra un affare per giovani. Solo cinque su 100 tra i titolati di attività, negozi, ristoranti, sono under 30. Un dato, quello fornito dalla Camera di commercio di Bologna, che si inserisce in un contesto regionale non molto diverso e che la dice lunga anche sulla difficoltà di ‘passare la mano’ alla generazioni più vecchie. E questo mette a rischio molti piccoli negozi, costretti a chiudere per la raggiunta età da pensione del titolare. Un’azienda su dieci, infatti, è guidata da un over 70, e in molti casi l’aggiornamento alle nuove tecnologie (nuovi pagamenti, e-commerce, ecc) diventa una sfida difficile, quasi improba, se non si hanno le persone giuste al fianco.

Come favorire, dunque, a rendere concrete le idee imprenditoriali di tanti giovani (a cui – lo assicuro – lo spirito di sacrificio tante volte non manca). Le proposte sono diverse. Da quella di inserire una quota di under 30 nei consigli di amministrazione delle aziende, sullo stile delle ‘quote rosa’, a quella di spingere sulla formazione, avvicinando sempre di più il mondo delle imprese a quello del sapere. Passando, ovviamente, per sgravi e tagli alla burocrazia mirate a chi vuole fondare una start up. Tutte buone idee, ma l’importante è raggiungere l’obiettivo: il mondo sta mutando profondamente e in modo molto veloce. Alle imprese serve, in generale, un cambio di visione per stare al passo coi tempi. Dando così la stessa spinta al Paese.