Le cosche in ascesa

Bologna, 19 luglio 2019 - Mentre riaffiora la saga dei padrini palermitani di Cosa nostra, i perdenti sconfitti da Totò Riina, di ritorno dall’esilio degli Usa per la rivincita, la cronaca riporta alla luce anche l’incubo della mafia nigeriana. La geografia mafiosa di questi anni vede la ‘ndrangheta calabrese leader, le cosche siculo-americane che cercano riscatto in Italia, la camorra dei barbari aggressiva ma meno in ascesa e la mafia nigeriana, la piovra nera, che invece si è ricavata spazio vitale, un posto sempre più importante nella tavola rotonda della malavita organizzata.

L’operazione della Dda di Bologna e dello Sco abbraccia una grande fetta del Nord Italia e consente di aggiornare la mappa e le dinamiche dei clan africani con la certezza che si tratta di poli criminali sempre più aggressivi e radicati, invasivi tanto da sfilare di mano alcuni settori alle mafie italiane. Come a Castelvolturno (Caserta), dove le diramazioni camorristiche hanno dovuto lasciare spazio ai «neri» su prostituzione, estorsioni, gestione dell’immigrazione anche per il caporalato. Chiusa in se stessa, poco incline alle alleanze pur senza escluderle, contornata da mistero fra riti tribali e violenza ma con caratteristiche rigidamente etniche, la piovra nera è strutturata e compatta.

È divisa in quattro grandi famiglie a volte in lotta per il potere: Eiye, Black Axe, Viking e Maphite attorno alle quali ruotano, accanto ai soldati già inquadrati, centinaia di cani sciolti, disperati, fantasmi dell’immigrazione ingaggiati per spaccio di droga e traffico di migranti comprese le donne imbarcate sui gommoni in Libia con solo biglietto di andata per i marciapiedi e le strade italiane. Dunque è tutt’altro che una mafia stracciona, come si evince anche dalla ‘Bibbia dei clan’ sequestrata nell’inchiesta. Contiene le regole, le cariche, la dinamica delle punizioni interne e delle iniziazioni. E da lì si ha la conferma che il clan dei nigeriani gestisce con ampio margine di movimento parte dei migranti in transito dalla Libia. Tutta manovalanza buona per prostituzione e spaccio di droga. È il secondo capitolo del grande business degli schiavisti che dopo il mare si gioca sulla terraferma. I porti chiusi dal ministro Salvini sono un problema anche per i clan della Nigeria. Buon segno.