Siccità, il Po sfonda ogni record negativo

I dati di aprile del grande fiume hanno raggiunto in anticipo quelli dell’estate 2022. Preoccupazione per la risalita dal cuneo salino

la secca del Po a Pontelagoscuro (Ferrara)

la secca del Po a Pontelagoscuro (Ferrara)

Ferrara, 13 aprile 2023 – Si tratta di una situazione molto critica che allarma più territori, attraversati dal grande fiume. Al rilevamento finale di Pontelagoscuro (Ferrara) la portata del fiume Po è scesa a toccare mc/s 338,38, cioè oltre100 metri cubi al secondo (mc/s) in meno del minimo storico di aprile e ben al disotto dei mc/s 450, considerati il limite sotto cui il fiume è inerme di fronte alla risalita del cuneo salino.

Tutto ciò, quindi, comporta che il più importante corso d'acqua italiano vive una condizione di crisi idrica estrema, da monte a valle, con ben 40 giorni di anticipo dello scorso anno. Il cuneo salino sta già condizionando un'altra stagione agricola nel delta polesano e ferrarese, i cui bracci sono colmi di acqua marina, inquinando falde e terreni. I dati della siccità Altro dato indicativo di un'emergenza, che sta salendo, è quello delle riserve idriche della Lombardia: manca il 58,4% di risorsa rispetto alla media storica ed il 12,55% sul 2022.

Cresce anche il deficit di neve, che si attesta a - 68,8% rispetto alla media, cioè quasi il 10% sotto il minimo storico ed il 20% in meno rispetto al già deficitario 2022. Stabile sui valori dello scorso anno è la portata del fiume Adda, inferiore però di oltre 30 metri cubi al secondo rispetto al 2017; calano Serio, Oglio e Mincio. Ad attestarlo è il settimanale report dell'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che rende noto come il bollettino del C.N.R. (Consiglio Nazionale Ricerche) di marzo certifichi che il 35,3% delle aree agricole irrigue, negli scorsi 24 mesi, ha sofferto di siccità severa-estrema; inoltre, in Piemonte, Lombardia, Trentino ed Emilia, la combinazione anomalia termica-deficit pluviometrico ha raggiunto il livello massimo. Tra i grandi laghi, maggiormente in crisi è sempre quello di Garda, penalizzato dall'abnorme differenziale tra afflussi quasi azzerati e deflussi (circa 38 metri cubi al secondo) necessari per l'equilibrio dei territori a valle; rispetto all'anno scorso, al livello del più grande lago italiano manca oltre mezzo metro d'acqua. Tra gli altri bacini, Maggiore e Lario sono in calo, mentre il Sebino cresce leggermente.

In Valle d'Aosta, in 2 giorni sono caduti circa 30 centimetri di neve sulle Grandes Murailles, mentre decrescono le portate di Dora Baltea e torrente Lys. In Veneto, il fiume Adige scende di ben 34 centimetri al di sotto dei 4 metri sullo zero idrometrico: per il periodo è il dato più basso del decennio.

Cala anche il Piave, mentre restano invariati i livelli di Brenta e Livenza; in crescita il Bacchiglione.

Il Canale Emiliano Romagnolo ha raggiunto il livello di massima attenzione presso l'impianto idrovoro Palantone di Bondeno entrando, di fatto, nello stato di preallarme a fronte di un quadro idrico complessivo, che appare anticipatamente critico di ben due mesi.

La neve in Emilia Romagna si è quasi completamente sciolta; i bacini montani tra i fiumi Parma e Trebbia (mm.195 di pioggia caduti nel 2023 contro una media di mm.365) soffrono di deficit idrico estremo.

Tornano sotto i minimi storici le portate in alveo di Secchia ed Enza, ma è marcato anche il calo dei fiumi romagnoli e del Reno, che finora sembravano affrontare meglio questa stagione idrologica complessa.

La preoccupazione di ANBI

"Settimana dopo settimana si aggrava la situazione idrica nel Nord Italia con crescenti conseguenze sull'economia e l'ambiente dei territori. Se l'anno scorso, la siccità costò 13 miliardi al sistema Paese, il 2023 si preannuncia peggiore nell'attesa del via operativo a piani e provvedimenti indispensabili per incrementare la resilienza alla crisi climatica" commenta Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.

"Ovunque i Consorzi di bonifica ed irrigazione stanno attrezzandosi per gestire al meglio la prossima stagione irrigua, consci delle enormi difficoltà, che li attendono. Di fronte all'emergenza ed in attesa dell'operatività alle scelte del Governo, non possiamo che chiedere alle Autorità competenti il rispetto delle priorità di legge, che garantiscono per le risorse idriche, dopo l'uso umano, quello agricolo" conclude il Direttore Generale di ANBI, Massimo Gargano.