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La ricetta di chef Cracco: "Il frigo non va riempito, basta l’indispensabile"

Lo chef Carlo Cracco e esperti del settore agroalimentare a Macerata: riflessioni e suggerimenti per preservare la biodiversità e la qualità dei prodotti italiani

Lo chef Carlo Cracco

Lo chef Carlo Cracco

"Abbiamo l’onere e l’onore di vivere in un Paese unico che ha una varietà e una ricchezza di colture incredibili ed è nostro il compito di conservarla per il futuro. Non occorre fare miracoli, basta essere rispettosi di quello che abbiamo. Il frigo? Non va riempito, ma deve contenere il minimo indispensabile per quello serve". Parola dello chef Carlo Cracco intervenuto al teatro Lauro Rossi ad "Alimentiamo l’ambiente", il secondo appuntamento promosso dalla Fondazione Carima sul filone della sostenibilità.

La Fondazione, infatti, ha voluto proporre spunti di riflessione, suggerimenti operativi e indicazioni pratiche utili sia ai professionisti della filiera agroalimentare, dall’agricoltura alla ristorazione, sia ai cittadini. "L’obiettivo che ci siamo dati è promuovere dei momenti di confronto e di sensibilizzazione rivolti alle istituzioni del territorio e alla collettività maceratese – ha spiegato il presidente Francesco Sabatucci Frisciotti Stendardi – allo scopo di educarci a migliorare i comportamenti individuali per lasciare alle future generazioni un pianeta prospero".

Il primo intervento è stato quello di Silvio Barbero, co-fondatore di Slow Food e presidente del comitato scientifico di Filiera Futura, che ha scattato una fotografia del settore agroalimentare italiano, che si caratterizza per tre elementi importanti: la grandissima biodiversità, la tipicità dei prodotti intesa come forte legame con il territorio e la loro elevata qualità organolettica. Queste caratteristiche sono purtroppo a rischio. Il quadro scientifico è stato poi completato da Franco Fassio, Systemic Food Designer e Professore di Circular Economy for Food dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, che ha spiegato come le modalità con cui abbiamo prodotto e consumato il cibo negli ultimi cinquant’anni hanno avuto degli impatti devastanti sugli ecosistemi e sulle società umane.