Rispondere è cortesia

di ANDREA FONTANA - La pretesa di occuparsi degli affari propri è stata riconosciuta - non più come pretesa, appunto, bensì come diritto - assai prima della Rivoluzione francese. Prima dell'Europa, perfino: già San Paolo, prigioniero a Roma, chiese spiegazioni ai notabili Giudei che si opponevano alla sua liberazione ("Ecco perché vi ho chiamati: per vedervi e parlarvi"), ottenendo udienza ("Ci sembra bene tuttavia ascoltare da te quello che pensi", Atti 28:20-22). Poiché siamo creativi, in Italia abbiamo però deciso di rivedere la faccenda, partendo naturalmente da chi ha meno mezzi per difendersi; ed ecco la notizia, giunta da Cesena l'altro giorno, del cittadino somalo che, avendo fatto domanda di permesso di soggiorno per motivo di asilo politico, non ha ricevuto alcuna risposta da parte della commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. Dopo una certa attesa, ha chiesto di sapere se la domanda fosse stata respinta, o magari fosse stato prorogato l'esame dei documenti presentati; insomma, che fine avesse fatto il dossier. Anche stavolta, tutti zitti. Così ha imparato che esiste l'istituto del silenzio-rigetto. Per dirla in termini tecnici, fare la bella statuina equivale a un no: perfino alla richiesta di accesso agli atti che lo riguardavano. Quando il cittadino somalo si è rivolto al Tar dell'Emilia Romagna, il giudice, - in diciotto secondi, crediamo - gli ha dato ragione, e ordinato di tirare fuori le carte "nel più breve tempo  possibile", non avendo l'amministrazione "spiegato le ragioni dell'implicito rifiuto di esibire i documenti richiesti in ostensione, pur trattandosi di atti di un procedimento che interessa direttamente" chi ha fatto domanda, e che tali documenti "sono tutti atti di quel procedimento ai quali il ricorrente ha diritto di accedere". In breve: il ricorrente ha il diritto di occuparsi degli affari propri. Ecco, il diritto: nella sua aspirazione ad essere uguale, regolare e uniforme almeno quanto la vita è ineguale, caotica e sfaccettata, resta uno strumento di liberazione dalla violenza. Pubblica e privata.