Archiviate le Regionali con un successo netto anche a Bologna, il Pd, sotto le Due Torri, è tornato a discutere e a dividersi, anche se per il momento soprattutto sotto traccia. Possibile, dopo che de Pascale ha trionfato anche qui? Possibile - perché in politica i numeri sono sempre interpretabili pro domo propria, a seconda di necessità e convenienze - e soprattutto preoccupante, perché sintomo di divisioni interne che affondano le radici in periodi più lontani rispetto alla campagna per le ultime Regionali, e nello specifico nelle amministrative prima, e nei ballottaggi poi, dello scorso giugno. Il segnale non è certo incoraggiante in vista delle Comunali per il capoluogo, sia per il sindaco Matteo Lepore (tra i vincitori di queste elezioni, se l'obiettivo di tanti era dargli una netta spallata in termini di consenso) sia per la segretaria Federica Mazzoni, che dopo la sconfitta a Pianoro e Castel Maggiore avevano dovuto puntellare la segreteria aprendo alla nomina di Alberto Aitini come vicesegretario (in tandem con Matteo Meogrossi). Quanto sia profonda la spaccatura nel Pd lo si capirà meglio già martedì 26 sera nella direzione convocata per l'analisi del voto: sul tavolo, da parte dell'ala riformista del partito, il fatto che in città i dem siano andati peggio rispetto ad altri comuni dell'area metropolitana e, soprattutto, peggio di altri capoluoghi di provincia, motivo che dovrebbe far suonare più di un campanello d'allarme in prospettiva del ritorno alle urne per Palazzo d'Accursio. Difesa già pronta: i voti non solo si contano, ma soprattutto si pesano, anche in vista della composizione della giunta regionale. Questo sì uno snodo che potrebbe acuire, o al contrario sopire, le divisioni interne ai democratici di casa nostra.
EditorialeAcque agitate in casa Pd