La nuova giunta (regionale) di Michele de Pascale e la nuova giunta (a Bologna) di Matteo Lepore. Rivoluzioni politiche contemporanee. Ma perché?
Una nuova giunta voluta da un nuovo governatore porta, per forza, dei cambiamenti: così è accaduto in viale Aldo Moro, dove le correnti sono state tenute fuori e il neo presidente della Regione ha costruito una squadra forte, con volti di grande esperienza istituzionale. De Pascale punta sul ruolo di primus inter pares, rivendicando proprio una guida all'interno di una squadra fortissima e iper professionale. Vedremo se riuscirà negli impegni presi in campagna elettorale, dall'alluvione alla sanità.
Un rimpasto (come avvenuto a Palazzo d'Accursio) di solito si compie per rilanciare l'azione amministrativa: in questo caso il sindaco Lepore pare non solo cercare questa strada, ma punta ad amplificare quel ruolo di primus che ne fa il vero simbolo della Bologna progressista e di sinistra. C'è il rinnovo nel 2027 in vista, ci sono molti cantieri da completare, c'è anche una centralità politica a livello nazionale (dalla Città 30 allo ius soli fino al no alle camicie nere) che Lepore prenota. Lepore va al tutto per tutto: se questa nuova giunta verrà promossa, per lui sarà una promozione ancora maggiore.
La scelta di fedelissimi e stretti collaboratori, i ruoli dedicati ai consiglieri delegati, l'assenza della minoranza pd nella giunta ha fatto discutere molti fra i dem: a Lepore tutto si può dire, tranne che non ci metta la faccia. Vedremo se questa strategia pagherà. Non solo in termini elettorali, ma banche in termini politici. Il Pd ha ottenuto 62mila voti nel 2024 a Bologna città (102mila per de Pascale), erano stati 53mila nel 2021 (Lepore sindaco aveva avuto 94mila preferenze). In seno al centrodestra, invece, si vede ben poco: Elena Ugolini pare non avere la presa sull'opposizione e la leadership sta tutta dentro FdI.