Elezioni Marche 2020, guerra nel Pd. Roma pronta a intervenire

La storica sezione pesarese legata a Ceriscioli scrive a Zingaretti e attacca Ricci: "Basta colpi bassi contro il Governatore"

Il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci e il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli

Il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci e il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli

Bologna, 18 febbraio 2020 - Domenica. Al massimo sei giorni per trovare una soluzione. È il termine massimo che si è dato il centrosinistra marchigiano per arrivare alla conclusione di uno scontro che fino a oggi non ha portato alla consacrazione di nessun candidato per le regionali di primavera. I contrasti sono tutti dentro il Pd con gli alleati spettatori interessati e, in alcuni casi, portatori di singoli interessi. Ma ieri è stata una giornata che ha segnato un inizio di dialogo tra il segretario regionale dei dem Giovanni Gostoli e il governatore uscente Luca Ceriscioli. Un dialogo che però deve fare i conti con una durissima lettera aperta della storica sezione pesarese del Pd, quella di Villa Fastiggi, ‘casa’ del presidente uscente.

Mentre segretario e governatore si confrontavano rimanendo comunque sulle medesime posizioni – il primo contrario alle primarie e il secondo favorevole – al segretario nazionale Nicola Zingaretti veniva inviata una missiva dove si metteva nero su bianco come "una serie di misure messe in campo in questi anni (dalla giunta guidata da Ceriscioli, ndr) sono state poco valorizzate da un pezzo di gruppo dirigente, che, invece, ha lavorato più a una sorta di resa dei conti interna, dannosa non solo per il partito ma per tutta la comunità marchigiana, finalizzata esclusivamente a scopi personali usando anche il tuo nome (quello appunto di Zingaretti, ndr). Ci aspettavamo che il Pd regionale riconoscesse il buon governo della Regione".

"Una infinita sequela di colpi bassi – dicono dalla sezione pesarese – nei confronti del presidente uscente, al suo primo mandato, che stimiamo per i risultati sempre misurabili. Attacchi che, con il mero scopo di danneggiare lui, indeboliscono tutti. Non ci stiamo a questo gioco al massacro che riduce, giorno dopo giorno, le possibilità del centrosinistra di riconfermarsi alla guida della regione e diciamo fin d’ora che non ci sottrarremo a denunciare le responsabilità facendo nomi e cognomi. Fino a oggi abbiamo cercato la ragionevolezza degli argomenti, appellandoci allo statuto del Pd in modo puntuale. Per quanto ci riguarda ti chiediamo, in qualità di segretario nazionale, di aiutarci a non rinunciare alla responsabilità". Parole durissime in primo luogo contro il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, ma anche contro il segretario regionale Gostoli.

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Evidente che il nodo dello scontro è sul nome di Valeria Mancinelli, sindaco di Ancona, sostenuta dal primo cittadino pesarese e da una parte minoritaria dei dem ma che trova consensi in Italia Viva, Civici, Azione di Calenda, +Europa. Ma la sindaca mercoeldì 19, per la prima volta, dirà la sua agli elettori. Lo farà con una diretta Facebook dove molto probabilmente ufficializzerà il suo essersi messa a disposizione del partito ma allo stesso tempo, se il Pd non farà passi avanti concreti, continuerà a fare il sindaco del capoluogo di regione. Un uscire allo scoperto rispetto al livello "sottotraccia" portato avanti fino a oggi.

A Roma ascoltano e la fibrillazione aumenta. Lo scontro dentro il partito marchigiano è arrivato a livelli poco sopportabili. Ancora qualche giorno, nella speranza che la vicenda venga risolta localmente, altrimenti ci sarà l’intervento romano. Che molto probabilmente sarà quello di andare oltre gli esponenti di partito pescando il nome di un civico. Un’ipotesi che potrebbe anche piacere al resto della coalizione con i partiti contrari alle primarie e a Ceriscioli che si sono riunti ieri sera a Civitanova.

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