Elezioni Marche 2020, Schiavoni "Candidati, l'industria è cruciale"

Appello di Confindustria a una settimana dalle regionali. "Le dieci priorità per rilanciare le imprese stremate dal Covid"

L’anconetano Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche

L’anconetano Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche

Ancona, 12 settembre 2020 - Inclusivo, lungimirante e con la manifattura nel cuore. Sono questi i valori che dovrebbe incarnare il nuovo presidente della Regione Marche secondo Confindustria. L’identikit emerge dal decalogo, stilato dall’associazione di categoria in vista delle elezioni regionali, dove sono elencate le priorità per il rilancio dell’economia marchigiana, afflitta da tre grandi emergenze: la carenza infrastrutturale ormai cronica, il sisma del 2016 e, arrivando ai giorni nostri, la pandemia di covid-19 che con il lockdown ha stremato le imprese. "Dalle emergenze alle priorità per la ripresa", è il titolo del manifesto nel quale Confindustria Marche detta le sue proposte agli 8 candidati governatori con l’obiettivo di rendere le imprese marchigiane più competitive, innovative, digitalizzate, proiettate verso l’estero e sostenibili.  

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Sul podio delle priorità, gli industriali hanno annoverato l’ascolto, la semplificazione burocratica e l’attrattività del territorio, alle quali si aggiungono l’avanguardia nella gestione del territorio e nella rigenerazione urbana, la spinta sugli investimenti in direzione delle risorse umane, dell’innovazione e della ricerca, dello sviluppo sostenibile, dell’economia circolare, dell’internazionalizzazione, fondamentale poi l’accesso al credito e il rilancio di turismo e filiere. "Proposte chiave per rilanciare il sistema imprenditoriale, convinti che la manifattura debba essere al centro delle economie regionali, specie in vista dell’arrivo degli 8 miliardi di euro di risorse europee, derivanti dal Recovery Fund", ha dichiarato il presidente Confindustria Marche Claudio Schiavoni, affiancato dai presidenti Gianni Tardini (Piccola Industria), Simona Reschini (Giovani Imprenditori), Domenico Guzzini (Confindustria Macerata), Simone Mariani (Centro Adriatico).  

Ma se le risorse europee sono una occasione importante per il rilancio dell’economia, altrettanto importante è mettere a punto una attenta programmazione delle strategie e degli investimenti da compiere. Un piano che secondo Schiavoni deve essere scevro dalla formula "soldi a pioggia" e che, piuttosto, deve puntare a raggiungere un preciso obiettivo: "Per ogni euro investito deve esserci un ritorno in termini di Pil regionale, per riportare benessere e occupazione sul territorio". Quel benessere che la pandemia di covid-19 ha messo a rischio, dopo aver inferto un duro colpo all’economia nazionale e regionale.  

E i dati lo confermano: la fotografia scattata dal centro studi Confindustria relativa al primo semestre 2020, evidenzia un calo del 22% della produzione industriale, con un dimezzamento del fatturato per il 45% delle imprese e una previsione di mancanza di liquidità per il 56%. Numeri che preoccupano e che, per Schiavoni, richiedono scelte concertate sui "tavoli di confronto" ai quali Confindustria chiede di sedere.  

L’obiettivo è quello di "mettere in fila i punti per la ripartenza dell’economia", visto che "meglio di noi nessuno sa quello che serve" nella fase attuale. L’accento è andato anche sul nodo infrastrutture, che rende complesso il trasporto delle merci: in testa alle richieste, potenziare l’aeroporto, favorire l’intermodalità anche fra il porto di Ancona e la rete ferroviaria, la terza corsia in A14, e la banda ultralarga. Poi il post sisma, una ferita aperta che a 4 anni dalle scosse, avvenute nel 2016, vede ancora 463 mila tonnellate di macerie da rimuovere e solo il 3% della ricostruzione compiuto. Insomma c’è molto da fare, ma serve un confronto. "Il dialogo è mancato" ha detto Schiavoni, lanciando una frecciata verso la Giunta regionale uscente, che ha "tagliato fuori" Confindustria nell’ultimo periodo, dopo che in vista della riapertura post lockdown, l’associazione ha "rifiutato di firmare il protocollo regionale per la sicurezza nelle aziende, visto che c’era già quello nazionale".