Case popolari e polemiche in Emilia Romagna, Lori: “Ora criteri più giusti, balsa falsità”

“Il requisito della storicità della residenza non è stato cancellato”. L’assessora regionale alla Programmazione territoriale e politiche abitative ha risposto a un’interrogazione sulla delibera regionale in materia di edilizia residenziale pubblica

Scontro sulle Case popolari in Emilia Romagna, nel tondo l’assessora regionale alla Programmazione territoriale e politiche abitative, Barbara Lori

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Bologna, 16 gennaio 2024 – Resta acceso il dibattito sull’assegnazione delle case popolari in Emiilia Romagna, che si è trasformato in un vero e proprio scontro, in primis tra Regione e comune di Ferrara, quello da cui è partita la crociata. Poi la polemica si è allargata: nel mirino dei contestatori, in testa il sindaco di Ferrara Alan Fabbri, c’è l’ormai noto criterio della residenzialità storica per l’assegnazione. A favore del provvedimento regionale si era schierato anche l’arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego, subito attaccato dal sindaco leghista: “Facile fare i critatevoli coi soldi e i beni degli altri”. L’assessora regionale alla Programmazione territoriale e politiche abitative, Barbara Lori, ha risposto oggi in Aula a un’interrogazione sulla delibera regionale in materia di edilizia residenziale pubblica.

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“Requisiti equi e giusti”

"Un provvedimento che privilegia la valutazione di requisiti equi e giusti per evidenziare l’effettivo stato di bisogno di chi fa richiesta di un alloggio popolare: fragilità economica, presenza di persone con disabilità o minori, numerosità del nucleo familiare, giovani coppie, coabitazione. Oltre alla permanenza in graduatoria, elemento che permette di rafforzare la tutela di quanti a volte per tempi lunghi, attendono, pur avendo titolo per l’assegnazione, nelle liste di attesa”. 

“Il requisito della residenzialità storica non è stato cancellato”

Lori ha parlato di “polemiche false e fuorvianti, poco adatte a un atteggiamento di responsabilità che deve riguardare tutti gli amministratori pubblici”, ricordando che in Emilia-Romagna, quasi l’80% degli alloggi Erp è occupato da famiglie italiane.

“Quanto al requisito della storicità della residenza e dell’attività lavorativa per almeno tre anni in regione - ha ribadito l’assessora - il provvedimento adottato dalla Giunta lo conferma come requisito di accesso all’edilizia residenziale pubblica, ma non ne prevede la duplicazione. È quindi falso affermare che è stato cancellato”.

Le sentenze contro il Comune di Ferrara e le leggi di altre regioni

La Lori continua nella difesa del provvedimento regionale anche in ottemperanza ai principi espressi dalla “Corte Costituzionale - ha proseguito - pronunciatasi con numerose sentenze contro le leggi di Abruzzo, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia e Marche”. E agli ulteriori pronunciamenti del Tar, come nel caso del Comune di Ferrara.

“D’altra parte un’analisi dei Regolamenti comunali per la formazione delle graduatorie di accesso all’Erp effettuata su un campione di Comuni - ha ricordato ancora Lori - ha restituito un’applicazione del criterio della storicità della residenza o dell’attività lavorativa estremamente diversificata e articolata che rischia di configurarsi quale rilevante fattore di squilibrio, elemento che alla luce dei vari pronunciamenti è di fatto illegittimo”.

I nuovi punti nella delibera regionale

L’assessora regionale infine ha ricordato gli altri punti introdotti dalla delibera regionale, frutto di un confronto di merito che ha coinvolto Acer, Comuni, Province e sindacati, dai quali è stato condiviso. Tra questi il meccanismo per favorire la ristrutturazione degli alloggi attualmente sfitti; la possibilità, per i Comuni, di applicare con gradualità gli aumenti del canone di locazione nei casi di particolare fragilità; l’assegnazione di alloggi Erp alle donne vittime di violenza e una maggiore flessibilità per i nuclei familiari in emergenza abitativa.