
Massimo Osanna, direttore generale dei Musei e l’Atleta di Fano
Fano, 16 gennaio 2025 – "L’Atleta di Fano deve tornare nella sua città, ma non chiamatelo ’Lisippo’". Questo, in estrema sintesi, il pensiero del professor Massimo Osanna, direttore generale dei Musei del Ministero della Cultura, che interverrà domani pomeriggio alla sala Verdi del Teatro della Fortuna (ore 17) invitato dal Centro studi Vitruviani per la presentazione del volume "Un atleta venuto dal mare". "Inizierei col precisare – chiarisce – che non è opportuno continuare ad accostare questa statua a ‘Lisippo’, poiché la più recente ricerca scientifica ha ormai superato l’interpretazione che la legava al celebre scultore e sulla quale il Getty ha costruito e perpetuato la propria narrazione. Il caso dell’Atleta di Fano è emblematico e continua a suscitare un’attenzione straordinaria, è in corso un procedimento giudiziario, seguito dalle autorità competenti e dai Carabinieri. L’Italia può vantare una leadership internazionale in materia di diplomazia culturale, che ci ha consentito di raggiungere risultati significativi. Per assicurare il massimo rispetto del legame tra i beni recuperati e i loro territori di origine, la Direzione generale Musei e la Direzione generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio hanno istituito un ‘Tavolo di lavoro per l’assegnazione dei beni archeologici rientrati nel territorio nazionale e per la ricognizione dei reperti in stato di sequestro nei musei e luoghi della cultura statali’".
Fano ha la concreta possibilità di accogliere la famosa scultura? "Le sentenze, sia quella italiana del 2018 che quella europea del 2024, sono inequivocabili: la statua deve tornare in Italia. Sono fiducioso che la vicenda possa concludersi in modo positivo. Sin dal recupero del cratere di Eufronio dal Metropolitan Museum di New York, il primo grande successo di diplomazia culturale per il rientro di opere sottratte illecitamente, il Ministero della Cultura ha perseguito una linea chiara: ricostruire i contesti di provenienza e valorizzare i territori. L’auspicio è che, anche per l’Atleta di Fano, si possa replicare questo percorso virtuoso".
Quindi Fano potrebbe diventare sede di un Museo dell’arte salvata? "Resto profondamente convinto che questo straordinario bronzo debba tornare a Fano. L’Atleta è ormai diventato un elemento identitario per questa comunità. Non sappiamo con certezza se fosse destinato alla città o se stesse semplicemente transitando lungo le coste adriatiche, ma la complessa biografia della sua seconda vita l’ha resa indissolubilmente legata al territorio. Se, come auspico, la vicenda si concluderà positivamente, immagino che l’opera possa essere presentata inizialmente al Museo dell’Arte Salvata di Roma, un luogo deputato a raccontare storie di restituzione e rinascita di opere sottratte, per poi essere allestita a Fano, in un museo appositamente dedicato. Un luogo che non solo valorizzi questa straordinaria opera, ma ne comunichi la biografia, rendendola accessibile a tutti i pubblici e capace di raccontare le molteplici storie che la circondano. Gli esempi di nuovi musei nati come luoghi sentiti e riconosciuti dal territorio non mancano".
La sua presenza a Fano è l’avvio di un dialogo tra l’Amministrazione comunale e il Ministero? "La mia presenza a Fano testimonia quanto sia importante mantenere viva l’attenzione e alimentare il dibattito su un tema cruciale per la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale: ricucire le ferite causate dal traffico illecito di opere d’arte". Tra gli esempi più celebri di restituzioni ci sono, ad esempio, quella da parte dell’Altes Museum di Berlino relativa a un gruppo di vasi apuli e attici a figure rosse; il recupero del cratere di Eufronio dal Metropolitan Museum di New York, ora a Cerveteri; la Venere di Morgantina, restituita dal Getty Museum nel 2011, da allora esposta ad Aidone sua terra di origine; e ancora il gruppo di Orfeo e le Sirene, trafugato negli anni ’70 e restituito dal Getty Museum, ora al Museo Archeologico Nazionale di Taranto.