
La vicenda è partita da una segnalazione di anomalie nelle procedure Le indagini sono state condotte dai militari della guardia di finanza, coordinati dalla procura
Avrebbe utilizzato per se stessa i soldi di alcune procedure esecutive del tribunale. Parliamo di somme che avrebbero dovuto essere ripartire tra i creditori nell’ambito dei procedimenti per i quali era stata delegata dal giudice, ma che invece un avvocato ferrarese avrebbe speso in abbigliamento di lusso, gioielli, vacanze e auto. E non si tratterebbe di spiccioli. La guardia di finanza ha infatti ricostruito un giro di denaro da oltre 370mila euro in tre anni. Abbastanza per far finire la legale sotto inchiesta per peculato. Al termine delle indagini, la procura ne ha chiesto il rinvio a giudizio, con udienza preliminare fissata per il 19 marzo davanti al giudice Silvia Marini.
I fatti al centro delle contestazioni si sarebbero verificati tra il maggio del 2019 e il dicembre del 2022. In quel periodo, l’avvocato ricopriva il ruolo di delegato alla vendita del giudice dell’Esecuzione del tribunale. Nell’ambito di tali mansioni, stando all’ipotesi della procura, avrebbe prelevato dal piano di riparto in alcune procedure esecutive le somme accennate sopra, trattenendole per sé e senza quindi farle arrivare ai creditori e all’Erario. A portare alla luce le presunte irregolarità è stata una segnalazione del febbraio del 2023 che parlava di anomalie in alcune procedure esecutive assegnate all’avvocato in questione. Della vicenda si sono quindi interessati i militari della guardia di finanza, che hanno eseguito una perquisizione nello studio della professionista acquisendo tutta la documentazione necessaria all’indagine. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la legale (assistita dall’avvocato Marco Linguerri) avrebbe trasferito le somme delle procedure sul proprio conto corrente e su quello del marito (risultato però completamente estraneo alle ipotesi d’accusa), per poi spenderle in beni di lusso. Quando le richieste dei creditori si facevano più pressanti o nascevano lamentele sui ritardi nei pagamenti, l’avvocato li avrebbe ‘accontentati’ tirando fuori soldi di tasca propria, chiedendo prestiti o ricavandoli da altre procedure. Un ‘gioco’ che, però, alla lunga ha iniziato a mostrare la corda, diventando insostenibile. Concluse le indagini e chiesto il rinvio a giudizio, ora non resta che attendere il vaglio del giudice dell’udienza preliminare.
Federico Malavasi