MARIO BOVENZI
Cronaca

Berco, arrivano le lettere: "Licenziamo 480 persone"

Doccia gelata a Copparo, tutti a casa entro 75 giorni. "Una pistola alla tempia"

Sciopero alla Berco: dipendenti davanti all’azienda dopo le lettere di licenziamento

Sciopero alla Berco: dipendenti davanti all’azienda dopo le lettere di licenziamento

COPPARO (Ferrara)

Sali le scale e non incroci nessuno, fino al piano dove si trova la mensa. Ci sono le cuoche con le cuffiette, i vassoi d’acciaio, la sala è vuota. "Se viene qualcuno diamo da mangiare, altrimenti andiamo a casa anche noi", dice una ragazza, il grembiule bianco. Risuonano le voci nel deserto dello stabilimento della Berco di Copparo, 1.200 dipendenti in provincia di Ferrara, azienda metalmeccanica Thyssenkrupp. È sciopero, tutti fuori, quello che una volta era un colosso si è fermato, spente le macchine. Ieri mattina, a sorpresa, nel portale aziendale i lavoratori hanno trovato la loro lettera di licenziamento. Erano stati annunciati 480 esuberi, c’era stato quello che sembrava uno spiraglio nelle trattative. Una doccia gelata che annuncia il sindaco Fabrizio Pagnoni, primo cittadino a Copparo, con un video. Dove si leggono voglia di lottare a fianco degli operai, ma anche sconcerto, amarezza. Come quella del suo collega, una manciata di chilometri più in là, Masi Torello, poco più di 2mila abitanti. Samuele Neri, la fascia tricolore, sta lottando a fianco dei 77 dipendenti della multinazionale Regal Rexnord, che qui ancora chiamano Tollok. Sono stati licenziati una mattina. Erano sul posto di lavoro, sono stati invitati ad uscire. Un altro fronte di crisi, c’è già stato un incontro in Regione tra l’assessore Vincenzo Colla e l’azienda. Che ha confermato i licenziamenti, ci sarà un altro incontro il 22. Neri incrocia le dita: "La porta non è ancora chiusa". Ci vuole credere, per la sua gente.

"Dobbiamo durare un minuto in più del padrone", la parola d’ordine dei sindacati che, davanti alla Berco, hanno parlato agli operai. Ieri il primo giorno di sciopero, oggi il secondo con portinerie presidiate. L’annuncio – una mazzata che si legge sui volti, cupi, il fumo delle sigarette – dei 480 licenziamenti. Poi quelle scadenze, una spada di damocle sul futuro delle famiglie e di un paese, Copparo, che vive di Berco. Dal primo novembre cancellato l’integrativo aziendale. "Una pistola alla tempia", così i sindacati definiscono il contatore che gira, tra 75 giorni tutti a casa. I licenziamenti dovrebbero scattare subito dopo Natale, amaro regalo di Capodanno. Dalla scalinata parlano Stefano Bondi, segretario Fiom; Patrizio Marzola, segretario Fim Cisl e Alberto Finessi, segretario Uilm Ferrara con le Rsu. Davanti ai loro occhi c’è quel puma rosso, a ricordare i tempi d’oro quando il colosso aggrediva il mercato. Oggi uno striscione della Berco sarà a Roma, allo sciopero nazionale dell’automotive. Si chiede un tavolo al ministero. "Non riesco a dirvi ‘buongiorno’, non è un buon giorno", al megafono la voce di Bondi. Finessi punta lo sguardo ai piani alti, alza la testa con orgoglio. "Mi rivolgo a voi che state lassù per ricordarvi che nel 2021 siamo arrivati a fare 56 ore di sciopero. E abbiamo vinto, vinceremo ancora".