
Elezioni regionali, il governatore uscente strappa applausi alla festa de l’Unità di Pontelagoscuro "Il nostro Pd è in grado di custodire tradizioni diverse, saremo all’altezza delle sfide che ci attendono".
La verve di Stefano Bonaccini accende Ponte. L’applausometro ferrarese, non sempre generoso, lo incorona in una sera che non fa sconti solo sull’umidità. A dispetto del caldo torrido, l’ex governatore della Regione, ora eurodeputato, si presenta in doppiopetto e scarpe da tennis. La festa de l’Unità di Pontelagoscuro gli tributa un omaggio degno delle grandi occasioni. E d’altra parte lui è l’unico – o per lo meno uno dei pochi – che riesce a giostrarsi nel parlare del "grande orgoglio di avere una fra le data valley più importanti d’Europa nella nostra Regione", passando al ricordo di "Matteotti, sulla cui tomba mi sono recato nell’ultimo periodo da presidente".
È l’unico – o uno dei pochi – che riesce a dire che nella sua casa di famiglia "c’era la foto di Berlinguer, ed è una storia di cui vado fiero" ma al contempo parlare di Alcide De Gasperi come di "un grande statista". Perché il Pd, il suo Pd, è quello che riesce a "custodire tante tradizioni politiche diverse". Insomma, Bonaccini sul palco fa il Bonaccini. Quello delle centinaia di migliaia di preferenze – "ho offerto io il caffè a Vannacci a Strasburgo, avendo preso molti più voti di lui" – ma al contempo quello che riconosce "la necessità di cambiare in meglio l’Europa". E se la sua consacrazione come recordman di voti certifica il buon governo della Regione, la certezza è che "Michele De Pascale farà meglio di me". Gli applausi a questo punto sono per tutti e due. A introdurli sono stati il segretario provinciale, Nicola Minarelli, il regionale Luigi Tosiani e la referente del Comunale, Mascia Morsucci. Prima di loro un intervento di Ruggero Villani, direttore di Confcooperative e di una delegazione dei ragazzi della Scuola di Sviluppo.
Nel frattempo le magliette rosse dei volontari – i veri animatori della festa – scivolano fra i tavoli per servire la foltissima platea. Il momento più bello è il confronto tra De Pascale e un attivista seduto in prima fila. Alluvione. Per il sindaco di Ravenna, candidato alla poltrona più alta di viale Aldo Moro, è una calamità che ha scavato un solco profondo. "Mi sarei aspettato, dopo quegli eventi drammatici – dice – di essere convocato a palazzo Chigi per individuare una soluzione. E invece l’alluvione è stata usata dal governo per mera propaganda politica. Con Berlusconi non sarebbe successo". Qualcuno applaude. Dalla prima fila un militante borbotta e protesta. "Non ci siamo capiti – taglia corto de Pascale – ma a me piace scherzare".
Oltre agli scherzi, c’è un programma politico che parte dalla sanità, passa per il lavoro e finisce con "la battaglia con le acque, che accomuna il territorio ferrarese a quello ravennate". Parlare dopo Bonaccini non è mai facile, ma de Pascale si conquista la scena facendo leva sull’orgoglio emiliano-romagnolo. "Perché questa non è una Regione che si guarda allo specchio e si compiace – incalza – questa è la Regione che ha saputo essere e sarà all’altezza delle grandi sfide, anche grazie alla componente civica che appoggia il nostro progetto di centrosinistra". La strada per viale Aldo Moro è ancora lunga. Ma non appare troppo tortuosa.