
La storica parata di Dino Zoff ai Mondiali '82 è ora una scultura di Adelfo Galli, un omaggio al mito del calcio.
Era il 5 luglio 1982 quando ai Mondiali di Calcio in Spagna, il portiere Dino Zoff inchiodò il tempo e la palla sulla riga di porta, a un minuto dalla fine di Italia – Brasile, permettendo agli azzurri di andare in semifinale e poi vincere quello storico campionato del Mondo. Una parata, un miracolo, che ha scritto la storia e diventata scultura di terracotta creata dall’artista renazzese Adelfo Galli, che ora è nelle mani dell’icona e mito sportivo Zoff regalatagli dal collezionista Nicolò Asaro.
Dino Zoff, che sorpresa è stata?
"Bella. Mi ha fatto particolarmente piacere e li ringrazio di avermela portata fino a qui. Un prodotto di un artista di rilievo che mi hanno portato fino a Roma, certamente con difficoltà. Statua che ora è in casa mia".
Che cosa ha provato nel vedere quella parata, opera d’arte sportiva, diventata ora anche opera d’arte scultorea in terracotta?
"Mi ricorda quel momento. A dir la verità, me la ricordano tutti quella parata lì….una cosa che mi perseguita positivamente… Vederla così però mi ha fatto particolare piacere".
Ci può raccontare quello storico momento del Mondiale dell’82 e le emozioni che ha provato in quegli istanti che hanno fatto la storia per lei e nazione?
"E’ stato certamente un momento cruciale soprattutto perché era verso la fine partita. Era determinante prendere quella palla, altrimenti non si passava il turno e quindi direi che l’importanza c’era tutta. Però, d’altra parte, quando si è in porta, al di là dell’importanza della partita, fai comunque di tutto per essere presente alla parata".
Cosa prova oggi ripensando a quel momento?
"Piacere. Perché come le dicevo prima, me la ricordano tutti. E’ stata una parata ben fatta. Fatta con un quoziente di difficoltà per la situazione, considerando gli avversari e l’importanza di dover prendere quella palla senza dar l’impressione di spostarla dalla riga per non ingannare l’arbitro. Erano tante le componenti di difficoltà".
L’artista è di Cento, una piccola cittadina dove c’è una scuola calcio con tanti tra bimbi e ragazzini. Lei che è un’icona del calcio, che consiglio dà a questi giovani che si avvicinano a questo sport, chi per divertimento o col sogno di diventare come lei?
"Prima di tutto che vadano bene a scuola, così imparano meglio anche a giocare al calcio. E poi di giocare per piacere, senza avere già pretese o sogni troppo grandi. L’importante è camminare e poter migliorare sempre…poi si vedrà".
Un’ultima cosa. In quegli anni in serie A giocava anche il centese Alessandro Vitali in squadre come il Cagliari e la Fiorentina, trovandoselo davanti quando lei era in porta per la Juventus: se lo ricorda?
"Sì, ma sono tempi ormai lontani. Mi ricordo il nome. In genere il portiere si ricorda chi gli fa gol, ma non mi pare ci siamo mai confrontati".