
Andrea Ricci è stato per ben 17 anni il primo cittadino di Argenta
C’è un nastro nero, in piazza Garibaldi. Per diciassette anni – dal 1987 al 2004 – il civico numero uno, è stato casa sua. Andrea Ricci se n’è andato ieri a Ferrara, ma è sul territorio – ad Argenta, in particolare – che ha lasciato il segno. Era figlio della politica delle ideologie, che non rinunciava alle soluzioni pragmatiche laddove significassero bene per il territorio. Il tempo delle Frattocchie, del Partito Comunista prima, del Pds e dei Ds poi. Il cuore di Ricci batteva a sinistra. "Ma era molto aperto al dialogo e collaborativo con tutti, anche con chi non la pensava come lui". E, dette da un democristiano come l’ex presidente della Provincia, Piergiorgio Dall’Acqua, queste parole hanno il peso specifico della storia. All’epoca c’erano gli accordi. Ci si scannava ma "si pensava a fare qualcosa di buono per la comunità che si rappresentava, quando le province avevano ancora un potere rilevante". Non c’è nostalgia, nelle parole di Dall’Acqua, c’è consapevolezza. Quella che deriva dal guardarsi indietro e attorno. La prima prospettiva è quella di "una politica che ormai non capisco più" e l’altra è quella di "aver perso una persona a cui ero sinceramente affezionato".
Ricci – il cui funerale verrà celebrato sabato alle 10 alla chiesa dei Cappuccini – era entrato nella seconda giunta di Dall’Acqua. L’ultima prima del passaggio di testimone a Marcella Zappaterra, attuale capogruppo dem in Regione e moglie (dal 2015) dell’ex primo cittadino argentano. "Ad Andrea affidai la delega ai trasporti quando ci fu da gestire la fusione tra Acft e Tper – ricorda Dall’Acqua – e non fu certo un passaggio banale. Ricordo lunghi confronti, anche aspri tra colleghi di giunta, ma alla fine dei quali si trovava sempre la quadra. Ricci era un bravissimo amministratore, perché veniva da un’esperienza che pesava". A quei tempi Argenta "pesava molto, in tutti i sensi". In questo passaggio un po’ sospeso, c’è tutta l’ars oratoria di un democristiano. Le ideologie comunque – erano gli anni dopo la furia giudiziaria del ’92 che aveva agito sui partiti della prima Repubblica come un uragano agisce sulle foglie di un albero in autunno – stavano tramontando.
"Ricordo che erano gli anni che ci condussero alla fusione tra Margherita e Ds", dice Dall’Acqua. "In Giunta – riprende – avevamo tantissime sensibilità diverse, da Rifondazione alla Margherita, appunto. Ma il buonsenso, pur nella differenza di vedute, prevaleva sempre". La declinazione pratica di questo metodo di fare politica – ispirato al pragmatismo, con una vena romantica che richiama al monito del Manzoni – era quello che "ci fece realizzare la prima parte della Cispadana, la tangenziale Est, quella di Migliarino". In una parola: visione. "Nella vita politica e nell’attività amministrativa ha sempre scelto di mettere gli altri davanti, mai sé stesso – è il pensiero che arriva dall’attuale primo cittadino, Andrea Baldini – . Ha costruito la nostra comunità, una comunità più ampia di Argenta: ha saputo abbracciare tutta la provincia e non solo. È stato tra i primi ad avere e nutrire una forte coscienza ambientale, il cui valore oggi riconosciamo in pieno, e con gratitudine. La sua eredità rimarrà sempre viva, perché gli argentani lo amano". Di quell’amore che non conosce stagioni e lutti, che non si ammaina come una bandiera di partito. Ma di quelli che restano. Un esempio ieri, un’aspirazione per il domani.