MARIO BOVENZI
Cronaca

I punti del maxi piano. Trappole e recinti contro il granchio blu

L’alieno del mare sta devastando l’economia legata a vongole e cozze. Il commissario all’emergenza punta su contenimento e trasformazione.

La grande emergenza granchio blu è cominciata nella primavera del 2023

La grande emergenza granchio blu è cominciata nella primavera del 2023

Un danno di 200milioni di euro; oltre 800 pescatori che hanno voltato le spalle al mare nelle zone più colpite a Goro e Comacchio, in provincia di Ferrara, a Porto Tolle, in provincia di Rovigo, e nell’Alto Adriatico; azzerata la produzione di alcune cooperative con un danno del 100%. Un’apocalisse provocata dall’invasione del granchio blu, specie aliena arrivata dagli Stati Uniti, che ha cambiato i connotati di un settore, ormai esaurita la miniera d’oro di vongole e cozze che arrivava fino a 16mila tonnellate all’anno nella sola zona di Goro e Comacchio.

La risposta all’attacco in massa di chele e corazze – la devastazione è cominciata nella primavera del 2023 con l’ondata dell’alluvione che si è riversata in mare – è contenuta nel maxi piano di contrasto che è stato presentato, ieri mattina, al Masaf a Roma, dal commissario straordinario per il granchio blu, Enrico Caterino, dai ministri Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) e del sottosegretario del Masaf, Patrizio La Pietra. "Siamo fiduciosi i tempi sono stati rispettati", dice Marika Bugnoli, sindaco di Goro, il paese che conta poco più di 3.400 abitanti, 1.200 sono pescatori. "Qui tutti vivono di pesca, sono state colpite tutte le nostre famiglie. Il calo della produzione è stato del 95%", dice. Vuole strappare il dominio del mare al ’mostro’ – così lo chiamano a Goro – la task force che ha stilato il piano che si avvale di un finanziamento di dieci milioni (per affrontare il granchio blu il Masaf ha stanziato altri 44 milioni). Contrastare la proliferazione della specie invasiva, prevenire i danni, promuovere la ripresa della pesca, i capisaldi. Una decina le pagine, a cominciare dalla cattura. Si punta a mettere nelle reti – gabbie con maglie strette per imprigionare i granchiolini – 2.600 tonnellate nell’arco di quest’anno e del prossimo. Una montagna. Le gabbie verranno messe in aree dove si concentra una forte presenza di colonie. Nel mirino le femmine che sono in grado di deporre fino a otto milioni di uova. Un capitolo cruciale, recinti e teli sul fondo per tenere fuori dagli allevamenti l’inarrestabile crostaceo. "Con rapidità ed entro i tempi stabiliti, grazie al lavoro del ‘Sistema Italia’, siamo riusciti a trasformare una criticità come il granchio blu in un’opportunità di crescita per il settore dell’acquacoltura, attraverso un piano strategico mirato ed efficace", dice Lollobrigida. E rapidità chiede il sindaco di Goro, mentre rientra in treno da Roma.

L’altra carta sul tavolo del piano, la trasformazione. Il granchio diventerà un prodotto per l’industria alimentare, ma anche per farine animali, bioplastica o biogas. Poi c’è la ’voce’ ripartenza, con la realizzazione di uno schiuditoio nazionale per la crescita delle vongole. Il Veneto si è già candidato. "Ci sono strutture già pronte", dice Coldiretti. "Il piano per fronteggiare il granchio blu è la risposta del governo a una doppia emergenza: economica e ambientale", sottolinea Fratin. Fedagripesca fornisce un dato. "Per ogni vongola ci sono 100 granchi pronti a mangiarla". Il piano ora c’è. "Anche questo sarà un anno devastante, solo nel 2026 si vedrà la luce", incrociano le dita i pescatori.