REDAZIONE FERRARA

Il caso del carabiniere. Vassallo, quegli ’onori’ che fanno discutere: "Perché una medaglia?"

Al militare, ucciso nel 1945, è stata dedicata a ottobre la sede dell’Anc. La ricerca di Checcoli: "Ma non fu un eroe, la storia è tutta diversa".

Al militare, ucciso nel 1945, è stata dedicata a ottobre la sede dell’Anc. La ricerca di Checcoli: "Ma non fu un eroe, la storia è tutta diversa".

Al militare, ucciso nel 1945, è stata dedicata a ottobre la sede dell’Anc. La ricerca di Checcoli: "Ma non fu un eroe, la storia è tutta diversa".

di Nicola Bianchi

"Sono rimasto allibito e deluso quando ho letto sulla stampa che la nuova sede dell’Associazione dei carabinieri cittadina sarebbe stata dedicata alla memoria del militare Giuseppe Vassallo", spiega Checcoli nella sua lunga riflessione "con la speranza di poter contribuire a non disperdere le memorie che ci hanno consegnato coloro che hanno vissuto gli avvenimenti di quel periodo, oltre al rispetto e alla riconoscenza che dobbiamo a chi si è sacrificato". L’8 dicembre 1943, il carabiniere Vassallo "entrò nel distaccamento della Guardia nazionale repubblicana di Filo. Successivamente, il 5 agosto 1944, si insediò nella caserma dei RR.CC., un comando tedesco, mettendo in stato d’arresto i carabinieri, compreso il brigadiere, e i militi repubblichini per verificare se gli stessi fossero iscritti al partito fascista". Un passaggio, quest’ultimo, sottolinea l’ex presidente di Legacoop, riportato nelle carte della parrocchia di Filo. E proprio per Filo, grazie al ricordo di chi visse il periodo bellico, l’immagine del carabiniere fatta emergere dagli ultimi servizi giornalisti, sarebbe "completamente difforme". Non quella di "un servitore dello Stato e della comunità filese, bensì – tuona Checcoli – di uno scrupoloso servitore delle forze di occupazione tedesca e della milizia fascista, rappresentata dalla Gnr (Guardia nazionale repubblicana) nella quale è stato parte attiva".

Un flash definito "nitido, senza sfumature di grigio", dove il militare siciliano trapiantato nell’argentano, ritorna alla memoria in sella a un "sidecar, a fianco di un soldato tedesco che la pilotava". O assieme "a due militi della Gnr, impegnati nella ricerca spasmodica di giovani renitenti alla leva". Una figura, insomma, "che evoca sofferenze e minacce". Perché lo scopo "era quello di convincere i giovani del paese a combattere nella milizia fascista e in caso contrario spedirli in Germania, nei lager, per essere utilizzati nel lavoro coatto".

E quello che ha fatto, continua Checcoli, o che può aver subito dopo il 5 agosto 1944 quando fu prigioniero in Germania, "non può cancellare o attenuare i comportamenti precedenti". Nato e residente a Filo, Checcoli ricorda figure come quelle di Bruno Natali, Guerriero Vandini, Libero Ricci Maccarini, Vittorio Saviotti, "nelle loro testimonianze, nell’analisi sui principali avvenimenti accaduti in quel periodo, ho sempre riscontrato razionalità, equilibrio e nessun rancore nei confronti delle persone che sono state protagoniste di azioni, comportamenti inopportuni o con effetti offensivi verso terzi". Per la comunità di Filo il bilancio delle vittime della guerra fu drammatico: 185 morti, quasi il 6 % della popolazione, con 28 bambini. Se rapportiamo questo dato con le vittime a livello nazionale (circa l’1% della popolazione) si comprende "la drammaticità degli eventi e la portata delle sofferenze abbattute sul paese".

Si ritorna a parlare del carabiniere Vassallo, "trovato morto a Filo d’Alfonsine l’8 maggio 1945. Si è vociferato che non fu un’azione di gruppo ma individuale. Ma a riguardo non esistono testimonianze e nemmeno pronunciamenti giudiziali". Oggi, aggiunge ancora, "fonti ben informate affermano che su proposta del presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica gli avrebbe conferito la medaglia d’onore in quanto deportato ed internato nei lager". Ma la ricerca del suo nominativo "negli elenchi della Croce Rossa e negli archivi Imi (Internati militari italiani)", sempre secondo Checcoli, all’interno "dei lager ha dato esito negativo. Al pari della risposta fornita dalla direzione dei Beni storici e documentali del Comando generale dell’Arma". La sua scomparsa sarebbe invece rivendicata "dagli eredi della Rsi, al punto da essere inserita in tutti i principali elenchi dei caduti repubblichini".

Il finale è tutto dedicato al grande rapporto della comunità filese proprio con l’Arma dei carabinieri, a partire dalla "dedizione di uomini come il vice brigadiere Salvo d’Acquisto, o ai meno noti “eroi di Fiesole”, Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti". Per esperienza vissuta, conclude l’autore della ricerca, "mi sento di affermare che c’è sempre stato un grande rispetto e una positiva considerazione verso l’Arma da parte della nostra comunità, per la professionalità e sensibilità a fronte di situazioni più o meno complesse con le quali hanno dovuto misurarsi".