
Teatro Comunale ’Abbado’ gremito per la cerimonia di ieri pomeriggio
Ha già un appuntamento a stelle e strisce segnato in agenda. Tra esattamente una settimana, Francesco Costa, sull’aereo, salirà con un bagaglio in più: la sessantesima aquila d’oro del Premio Estense. Il suo ’Frontiere. Perché sarà un secolo americano’ conquista il favore di giuria tecnica e popolare. L’applauso di un teatro Abbado gremito, è per lui. La cerimonia è sempre all’altezza delle aspettative, il giorno in cui Ferrara si trasforma nella capitale del giornalismo. La conduzione di Cesara Buonamici è il tocco di frizzantezza che rende dà alla consuetudine il gusto della novità. Confindustria Emilia è rappresentata dai galloni più alti. È il vicepresidente Gian Luigi Zaina che apre il pomeriggio rivendicando a più riprese "i diversi appuntamenti attraverso i quali stiamo portando il Premio Estense in giro per l’Italia". La natura del premio che è quella di essere "unico, vero e democratico" dal suo angolo di visuale è il risultato di un connubio descritto dal presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi. "Questo è un appuntamento che unisce economia, cultura e buon giornalismo – dice – . Strumenti fondamentali per capire le grandi sfide del futuro". Tra queste, senz’altro quelle legate all’Intelligenza artificiale che "ci impone una formazione trasversale e a tutti i livelli". Monica Liverani di Azimut (sponsor del premio) a sua volta sottolinea l’importanza che "il mondo della finanza sia al servizio della cultura". Un po’ cogliendo lo spirito indicato dal talentuoso co-protagonista della conduzione e presidente della giuria tecnica, Alberto Faustini: "Il Premio Estense ci ha regalato in questi anni racconti di pezzi di mondo che non conoscevamo".
La presentazione dei volumi degli autori è un viaggio non solo in stili e argomenti diversi, ma anche tra le emozioni che i testi restituiscono. Le parole di Luca Fregona – autore di ’Laggiù dove si muore. Il Vietnam dei giovani italiani con la legione straniera – rivelano una pagina oscura e poco nota di storia in cui i protagonisti furono nostri connazionali morti sotto il tricolore della Marianna.
Il giornalista di Avvenire, Nello Scavo, ha lavorato sul fenomeno migratorio è su tutti i traffici illeciti che lo caratterizzano. Il suo volume, ’Le mani sulla guardia costiera’, ha riscosso il favore della giuria tecnica. Barbara Stefanelli racconta in ’Love Harder’ il dramma delle donne iraniane soggiogate dal regime sanguinario. Accende, con le sue parole, un barlume di speranza. Perché, spiega riportando una testimonianza di una di queste "noi abbiamo cinque millenni di storia persiana alle spalle". Dunque "tutto può cambiare da un momento all’altro".
Mentre si parla di intelligenza artificiale e futuro, sullo sfondo del palco scorrono le fotografie in bianco e nero di Gianni Granzotto, per lustri presidente della giuria tecnica dell’Estense. Un’edizione di anniversari. Sì, perché quest’anno ricorreva anche il quarantennale dell’istituzione del riconoscimento Granzotto, uno stile nell’informazione. E quest’anno lo stile parla inglese e veste tweed. Antonio Caprarica calca il palco in doppio petto. Dalla prospettiva del suo curriculum pluridecennale avverte – oltre che sulla necessità di un giornalismo dalla "schiena dritta" – sul "rischio di influenza dell’opinione pubblica da parte di un uomo, Musk, che detiene un’arma nucleare come il social X". Come Costa, anche lui non si sbilancia sull’esito delle elezioni presidenziali statunitensi, ma – dopo un passaggio piuttosto critico sui "rischi del sovranismo" – arriva al suo grande amore. La Gran Bretagna. Con rammarico, ammette che "al momento il trono vacilla" e le discusse vicende che attraversano la famiglia reale non aiutano. Gli aneddoti si sprecano. Perché in fondo, anche Caprarica, è stato rapito dal fascino della corona.