"La Liberazione e le tante verità scomode ignorate"

Fine della guerra porta divisioni e amarezze in Italia, con la Resistenza ignorata e l'odio persistente. La verità storica rimane oscurata.

Era finita. Una delle pagine più buie e dolorose della nostra Storia volgeva al termine. Basta con i bombardamenti, i rastrellamenti, l’orrore delle persecuzioni, tragico corollario di una insensata guerra di aggressione che aveva trascinato un intero popolo alla rovina e alla disperazione. Il disonore di un armistizio irresponsabilmente e proditoriamente improvvisato che, in un gioco perverso di ignominia e fuggi fuggi generale, abbandonava alla rabbiosa vendetta dell’alleato tradito un intero esercito, sarà il segnale d’inizio di una spaventosa guerra civile che spaccherà il Paese. Un conflitto intestino che divise intere famiglie, e che deflagrò in un bagno di sangue che non fece che lacerare ulteriormente un tessuto umano e sociale già terribilmente provato. Era finita l’odiosa occupazione nemica, erano usciti sconfitti gli ultimi difensori del passato regime, ma la dura realtà era lì, a ricordarci che la guerra l’avevamo comunque persa, e ben presto ce ne saremmo amaramente resi conto, sedendoci al tavolo del Trattato di Pace dalla parte degli sconfitti. Gli Alleati non tennero in alcun conto la nostra “cobelligeranza” nè l’impegno dei nostri “resistenti”, nell’imporci durissime clausole insieme alla perdita di interi territori italiani a vantaggio di Belgrado e Parigi, nonchè l’occupazione della “nostra” Trieste, tornata italiana soltanto dopo lunghi anni. La Storia è assai più complessa di quanto la si voglia far apparire tagliando con l’accetta quanto non ci piace. Cominciando col dire che una storiografia ideologizzata indirizzò pesantemente la versione degli avvenimenti. Per decenni si ignorò volutamente che la Resistenza ebbe in realtà inizio in “grigioverde”, e che in quei drammatici frangenti i nostri soldati “decisero consapevolmente il loro destino, preferendo combattere e morire per la Patria”. Per la “loro” Patria, e non certo per sostituire una dittatura con un’altra, semplicemente di colore diverso. Dovremmo tutti chiederci a cosa sia servito l’eroismo di quanti si sacrificarono in nome della Libertà e della Democrazia se, nonostante il trascorrere del tempo e la quasi totale scomparsa dei protagonisti di allora, un viscerale sentimento di odio instillato ad arte coinvolge anche le giovani generazioni, e non sembra placarsi. Anzi tende ad inasprirsi, nell’incessante condanna di chi scelse la “parte sbagliata”, a cui, perfino nella morte, si è negato il diritto alla memoria e alla umana pietas. E, nell’eterno monito di quel reiterato “guai ai vinti”, non si è avuta alcuna esitazione nel seppellire, insieme al dolore delle famiglie dei troppi morti ammazzati in quel lungo, sanguinoso, tragico dopoguerra, le tante verità scomode che si preferisce continuare ad ignorare. Quella bilancia che pende tutta da una parte è il segno che un pervicace manicheismo grava sull’Italia e ne condiziona la civile convivenza.

Fiorenza Bignozzi